Chiedo al Vescovo di Reggio Emilia, e a quanti in questi giorni stanno intervenendo sul processo di beatificazione per Don Jemmi e Don Borghi, se nella “riconciliazione” – ovunque richiamata – sono comprese le vittime del Triangolo della Morte ed i loro famigliari o trattasi di una riconciliazione solo fra “partigiani” – democristiani e comunisti – come si è ripetuto sistematicamente sulla stampa. L’avvocato Pellizzi – primo prefetto post Liberazione – parlò di un migliaio di Reggiani uccisi dai partigiani alla fine del conflitto.
Tanti sono i nomi raccolti nel Martirologio pubblicato all’inizio degli anni Novanta dai famigliari dei Caduti e Dispersi della Rsi. Sono i Reggiani ricordati dalle Croci come quella al cavone di Campagnola nella Bassa, oppure a Cernaieto in montagna. Croci più volte abbattute.
Uccisi dai partigiani comunisti (non “da partigiani comunisti”, come ancora scrive Castagnetti per difendere i capi guerriglieri), fra cui oltre 70 donne. Riconciliazione fra chi nella sanguinosa Guerra civile 1943 – 1945? Vengono scartati questi mille Reggiani, ingombranti perché massacrati come fascisti o presunti tali? Eppure, Don Iemmi è stato ucciso dai partigiani comunisti perché aveva denunciato l’uccisione di Eufemio Manfredi e Renzo Tedeschi. Aveva denunciato le uccisioni del Triangolo della Morte, pagando con la vita. Come d’altronde anche il partigiano Morelli che dalla Nuova Penna denunciava il massacro di centinaia di civili da parte dei partigiani comunisti, anzi stalinisti. E venne mitragliato alla schiena.
La vera Riconciliazione è fra chi è stato nemico. Non è cosa facile. Ci vuole coraggio e onestà. Specie da parte dei vincitori della guerra perché detengono il potere. Fra chi è questa riconciliazione?
Luca Tadolini (Centro Studi Italia)