L’Ispettore della Polizia di Stato Fabio Corradi è in pensione dal 1 luglio. La Questura di Reggio Emilia non potrà quindi più avvalersi del prezioso impegno di uno fra i migliori uomini.
Entrato in Polizia nel 1982 per svolgere il servizio militare, dopo 2 anni della Scuola di Polizia ha fatto parte della Squadra Volante della Questura di Reggio Emilia fino al 1989, per poi passare alla Squadra Mobile sezione Antidroga dove è rimasto fino al 2005. Dal 2006 alla pensione Corradi ha prestato servizio alla Digos, prima sotto la dirigenza di Fabio Rizzo e poi di Lucio Di Cicco (leggi qui la carriera di Corradi nel dettaglio).
Già 19enne, come una folgorazione sulla via di Damasco, durante il servizio militare si innamorò subito della Polizia di Stato, non pensando mai in tutti questi anni nemmeno per un secondo di non indossare la divisa blu, abbracciando il servizio più da servitore dello Stato che da agente-dipendente pubblico.
La differenza in certi lavori la fanno infatti la passione, la dedizione, le ore di lavoro extra senza tirarsi indietro o lamentarsi, l’atteggiamento propositivo e costruttivo, la sensibilità umana pur mantenendo massimo rigore in ciò che si sta svolgendo….elementi non previsti espressamente nel contratto di lavoro, ma se presenti in un poliziotto accrescono automaticamente il valore e la qualità del servizio di cui ne beneficiano tutti: Questura, dirigenti, colleghi, cittadini, e anche i delinquenti arrestati che si ricorderanno positivamente di quel poliziotto anche a distanza di anni, conservandone stima e rispetto.
E con Fabio Corradi è sempre stato così. Di aneddoti da raccontare ce ne sarebbero tanti, uno più di tutti mi ha colpita particolarmente. Un giorno un ex pugile che mi vide parlare con alcuni agenti, mi chiese se conoscevo Corradi, di fronte alla risposta affermativa gli si illuminarono gli occhi: “Salutamelo tantissimo! -disse- E ringrazialo per cortesia da parte mia, porgendogli le mie scuse, sebbene un po’ tardive. Devi sapere che circa vent’anni fa ero un po’ un teppistello: durante un’importante operazione antidroga il fiuto di Corradi lo portò dritto a me: scappavo più che potevo, forte della mia preparazione atletica, ma lui mi inseguiva tallonandomi di pochissimo, quindi fuggendo fra i meandri di condomini cittadini, entrai in uno di questi e gli chiusi una porta a vetri in faccia per fermare l’inseguimento: lui sbattè rovinosamente contro il vetro che si frantumò in mille pezzi, tanto che finì al pronto soccorso (ndr: gli diedero circa 100 punti).
Due mesi dopo Corradi mi scovò nuovamente e non ebbi scampo.
Mentre mi ammanettava mi aspettavo una sua vendetta, invece era calmo, autorevole, e ricordo che con tono pacato mi disse che avevo un’età da potermi ricostruire una vita e che quindi era ora che uscissi da certi ambienti.
Durante la permanenza in carcere pensai spesso alle parole di quel poliziotto. In parte devo anche a lui la mia rinascita e la bella famiglia che ho avuto e di cui vado orgoglioso tutt’oggi”.
-Marina Bortolani-