Noto medico infettivologo, 63enne, direttore di struttura del Santa Maria Nuova fin dalle prime battute, pur non negando il suo impegno in gioventù nella Fgci, Marco Massari si presenta come civico indipendente in un rapporto di discontinuità rispetto a come sono stati affrontati ad oggi alcuni temi importanti dall’amministrazione uscente.
“Non sono iscritto ad alcun partito e non sono un professionista della politica. Da giovane non pensavo “da grande voglio fare il sindaco”, quindi per me si apre una fase di ascolto importantissima per trarre spunto da tutti al fine di amministrare realmente insieme la città. La politica la considero da sempre come un importante impegno sociale, avendo cura del bene comune. Anche per questo non accetto aut aut”.
Prima assicurazione concreta su questo tema riguarda la formazione della Giunta: “Attuerò un azzeramento delle deleghe, per segnare una discontinuità. Non esiste un tiket Massari- De Franco, sebbene quest’ultimo rappresenti una risorsa. Detto questo non si discuterà, da ora in avanti, né di posti, né di ruoli. Se ne parlerà dopo la conclusione della campagna elettorale. Di certo cercherò di selezionare le migliori competenze, sarò come l’allenatore di una squadra e se serve diventerò capitano e scenderò in campo”.
Per quanto riguarda l’ipotesi di una lista Massari sindaco, ammette che la sta valutando “perché vorrei che fosse rappresentata quella società civile che è fatta di persone che sono al di fuori dei partiti”.
Durante la campagna elettorale il medico andrà in primis “dove le persone vivono, nei quartieri, nelle periferie, per ascoltare le persone e capire cosa la nuova amministrazione potrà fare per risolverli”.
Snocciolati in sintesi alcuni punti cardine del programma politico: difesa della qualità della vita dei cittadini e welfare, viabilità, sostenibilità ambientale, piste ciclabili, soluzioni rapide per fluidificare il traffico e sicurezza. “Il tema della sicurezza rè molto serio. Le persone che hanno paura vanno ascoltate e i problemi risolti. Ho lanciato una proposta: avvalerci di un consulente esterno come sta facendo Milano con l’ex prefetto e capo della polizia Gabrielli“. A Reggio Emilia c’è ancora tanto lavoro da fare. Il progetto ‘stazione off’, che riguarda agli interventi fatti alle ex Reggiane è la strada da seguire.
“Bene il lavoro svolto dalla precedente giunta, ma ora bisogna affrontare i problemi nuovi che la realtà ci presenta”.
Fra le prime cose che farà se eletto Sindaco, quella di conoscere la macchina comunale: “Vorrei far sì che il Comune sia una casa trasparente, che i dipendenti comunali siano orgogliosi del loro lavoro”.
Alla domanda di Reggio Focus su come intende intercettare il consenso di quella parte di mondo cattolico oggi disorientato, a maggior ragione di fronte a possibili competitor civici di chiara estrazione cattolica, Massari evidenzia di essere ateo, ma non turbato, evidenziando il comune sentire con quei cattolici che guardano con sensibilità agli ultimi, ai disagiati, ai sofferenti, alle persone bisognose. “Anche nell’affrontare il problema della sicurezza in stazione -spiega il candidato sindaco- bisogna capire le ragioni di quella sofferenza per arginarla, evitando di conseguenza le problematiche che affliggono la zona da troppo tempo”.
Infine la scelta di dimettersi da Consigliere della Fondazione Manodori: “Non ero obbligato, l’incompatibilità sarebbe scattata se fossi stato eletto, ma mi sembrava giusto per potermi impegnarmi al massimo fin da subito”.
Marco Massari si trova ad affrontare un’eredità difficile e tormentata. L’impressione è quella di un uomo estraneo a certi “professionismi” della politica, coerente nel ribadire con orgoglio il suo passato politico a sinistra e di esser figlio di un partigiano. Se riuscirà nel caratterizzarsi in questa veste, il centrosinistra potrebbe guadagnarci, in un momento storico-politico molto particolare per Reggio Emilia.
Troppe cose nei 10 anni del governo Vecchi non hanno soddisfatto i reggiani, e di questo Massari pare esserne ben consapevole, non a caso ha ribadito almeno 4-5 volte, la scelta di un rapporto di discontinuità. La strada non è facile come in passato, attanagliata dall’altra parte da un silenzioso deus ex machina che cerca di replicare a Reggio Emilia l’operazione politica che nel 1998 portò per la prima volta nella storia di Parma a cedere lo scettro della sinistra a un civico come Elvio Ubaldi. Quell’anno fu isolata la destra (che corse con un proprio candidato) e il civico Ubaldi venne eletto al ballottaggio. Ma ciò che il deus ex machina reggiano sottovaluta, è che nel 1998 il centrosinistra di Parma proponeva come candidato il sindaco uscente, lo storico esponente del Partito Comunista Stefano Lavagetto. Questa volta a Reggio Emilia non in campo è un professionista della politica a giocarsela (sebbene sostenitore della Schlein), ma uno stimato medico, noto in particolare per l’impegno quotidiano profuso durante la pandemia. Il resto, compresi rapporti personali che l’hanno portato al sostegno anche dei “catto-com”, è ancora tutto da scoprire.
Marina Bortolani