Se n’è andato, attorniato dai famigliari, Vincenzo Capotorto, secondo di sei fratelli, nato a Gioia del Colle nel 1931.
Le esequie sono state celebrate ieri pomeriggio in una gremita chiesa di San Pietro in centro storico dal figlio Don Filippo Capotorto. Fra i tantissimi parenti, amici e sacerdoti e sorelle della carità, era presente anche una delegazione dell’Associazione Nazionale Carabinieri in congedo sezione di Reggio Emilia.
Cresciuto nell’azienda agricola di famiglia, si è sempre prodigato nell’aiutare gli altri, tanto da aver sentito il richiamo dell’Arma per fare del servizio ai cittadini il proprio lavoro, intraprendendo la carriera militare nei Carabinieri.
Si sposa nel ’62 con Maria e insieme scelgono di vivere a Reggio Emilia dove nascono gli adorati figli Nicola e Filippo. Ed è proprio nella nostra città che Vincenzo Capotorto si è distinto per l’eccellente lavoro profuso nell’Arma.
Da carabiniere negli anni ’70 visse il clima degli agli anni di piombo. In quel tempo conobbe anche il Generale Dalla Chiesa, incontro che raccontava spesso con commozione.
La pesantezza che trasmettevano in quegli anni i mezzi di comunicazione era mitigata dalla serenità che Vincenzo veicolava in famiglia.
Nei primi anni ‘80 Vincenzo si avvicina insieme alla moglie Maria all’esperienza dei Cursillos, movimento di cristianità in cui approfondiscono la propria vocazione. Nel 1985 il figlio Filippo intraprende il cammino con i Fratelli della Carità e a Vincenzo risultò naturale diventare ausiliario e riferimento operativo all’interno della Casa della Carità.
Nel 1992 il figlio Nicola, insegnante di matematica, si sposa con Clara Bortolani, medico, dando vita a una bellissima famiglia in cui nascono Giulia, Mattia e Luca, e dopo qualche anno entra in famiglia anche Giuseppe.
Toccanti e commoventi i ricordi su Vincenzo durante il rosario celebrato nella chiesa di San Girolamo in città martedì sera: “La nostra Casa della Carità di San Girolamo dice un grazie di cuore per il servizio serio e concreto, per una presenza continuativa e preziosa lunga 30 anni. Per il suo esserci sempre, per il suo intrecciare la propria vita con la nostra, venendo anche diverse volte in un giorno per occuparsi di tutte quelle cose quotidiane che però avevano importanza: dal fare la spesa, alla contabilità, pagamenti vari, paste che ci offriva, pranzi preparati dalla moglie Maria, fino ai momenti di preghiera e alla scelta di celebrare gli anniversari della propria famiglia nella nostra Casa della Carità, facendoci sentire parte della famiglia”.
“Vincenzo amava ridere e sapeva far ridere. A volte lo sorprendevi guardare una persona con i suoi occhi chiari e puliti e uno sguardo divertito. Aveva la capacità di dire una battuta ironica al momento giusto, per spezzare le tensioni, riportando serenità nelle situazioni più complesse. Era il suo modo di ricordarci che a volte ci prendiamo troppo sul serio e facciamo un gran problema per cose di poco conto”.
Durante il funerale è stata letta dal nipote Luca una lettera toccante a Dio onnipotente che Vincenzo aveva scritto nel maggio 2003, prima di un delicato intervento chirurgico al cuore, in cui ringrazia per i tanti doni ricevuti: dall’amatissima moglie, agli adorati figli, alla nuora e ai “nipotini” (leggi qui il testo integrale). Una testimonianza di gratitudine che ha commosso i presenti, scritta con dolcezza, amore e profonda fede, segno evidente dei valori cristiani che hanno guidato ogni giorno la vita di Vincenzo Capotorto.