“Gruppi social e siti con decine di migliaia di iscritti che scambiano e commentano foto intime di donne senza il loro consenso, piattaforme che non collaborano con le autorità, la proliferazione di strumenti di intelligenza artificiale usati per spogliare virtualmente corpi femminili. Appare evidente che non si può parlare di episodi isolati di perversione o devianza, ma di un vero e proprio sistema di mercificazione e umiliazione del corpo delle donne. La cultura della prevaricazione non è un’anomalia, ma una componente radicata del nostro tessuto sociale, pronta a emergere laddove si pensa di poter agire senza conseguenze e senza sguardi esterni. Addirittura oggi molti utenti non utilizzano nemmeno più l’anonimato, ma commentano e agiscono utilizzando il loro nome e cognome reali perché percepiscono il web come mondo altro, nascosto rispetto alla “vita vera”, ma la violenza che attraversa i confini tra online e offline lascia segni profondi nella vita delle vittime”.
Così la vicesindaca di Sant’Ilario Monica Castellari nel presentare in Consiglio Comunale un ordine del giorno per tradurre “questa consapevolezza in un impegno politico concreto” schierando il comune di Sant’Ilario “chiaramente contro la pornografia non consensuale, il ravenge porn e tutte le forme di violenza digitale”.
La mozione proposta da Castellari si traduce in un intervento su più livelli. Quello giuridico, attraverso l’intervento del garante per la privacy; quello sanzionatorio, con un inasprimento delle pene per chi partecipa ma anche fruisce “solamente” di tale materiale; e di tutela delle vittime, con azioni di supporto e risarcimento.
“Il nodo centrale – ha chiarito la vicesindaca – non è solo giuridico o tecnologico, quanto culturale: la violenza online dimostra l’esistenza di un modello sessista che educa al dominio piuttosto che al riconoscimento, che abitua i giovani maschi a rafforzare la propria identità non nel dialogo con l’Altro, ma nella complicità omo-sociale con i pari, spesso a spese delle donne. È una ‘pedagogia del possesso’, che trasforma i corpi in oggetti e che, proprio per questo, va sostituita da una pedagogia del consenso” per approdare ad un nuovo modo di intendere la relazione tra il femminile e il maschile che superi il rapporto di forza (economica, sociale, fisica) per arrivare ad una valorizzazione dell’altro senza prescindere dalle differenze che esistono.
Attraverso la mozione il comune fa un passo decisivo nell’impegno al contrasto della pornografia non consensuale non solo con gli strumenti repressivi, ma anche con percorsi educativi e preventivi; all’avvio di azioni di sensibilizzazione che raggiungano le scuole, i centri giovanili, i luoghi di aggregazione; alla promozione di una cultura in cui il rispetto e il consenso siano valori non negoziabili.
“Siamo di fronte a un compito riguarda la tenuta democratica della nostra comunità – ha concluso Castellari nella sua presentazione – perché una società che normalizza lo ‘stupro virtuale’ è una società che mina la libertà e la dignità delle persone. Con questa mozione, Sant’Ilario d’Enza afferma di voler stare dalla parte delle donne, dalla parte delle vittime, dalla parte di una cultura del rispetto. Non con un atto simbolico, ma un attraverso un impegno concreto”.
L’ordine del giorno, proposto dalla vicesindaca Castellari ma condiviso da tutti i gruppi consiliari e votato all’unanimità, è stato costruito insieme al DPO comunale, il Responsabile della protezione dei dati, che lo ha definito lungimirante in quanto coinvolge direttamente le autority per la protezione dei dati che hanno potere interdittivo pressochè immediato su un sito imponendo la non raggiungibilità delle sue informazioni e possono agire d’ufficio se si prospetta un rischio per la privacy e l’identità di qualcuno anche senza una denuncia della eventuale vittima magari al momento ancora ignara della violazione.