Ricorre quest’anno l’80° della morte del cappuccino padre Daniele da Torricella, l’apostolo dei malati, dei poveri e del confessionale, dove persone di tutte le classi sociali ricorrevano a lui a partire da mons. Eduardo Brettoni vescovo di Reggio Emilia che lo ebbe per diciassette anni come confessore .

Anche se ormai può sembrare lontano nel tempo – sono passati sedici lustri dalla sua scomparsa – è più vicino a noi di quanto si possa pensare per una serie di similitudini della vita dei suoi tempi e di quella che stiamo vivendo: povertà, solitudine, malattia, debolezze morali, come ha evidenziato padre Lorenzo Volpe, vice postulatore della causa di beatificazione.

Padre Daniele – al secolo Dario – era nato nel parmense a Torricella di Sissa, il 1 settembre 1867, primogenito di otto figli di una modesta famiglia; a trent’anni entrava a Fidenza nell’Ordine dei Cappuccini e nel 1903 veniva ordinato sacerdote. Svolse il suo ministero come cappellano degli ospedali di Piacenza e Modena; infine assai a lungo al Santa Maria di Reggio Emilia, nella vecchia sede di via dell’Ospedale.

Il religioso si spense il 10 dicembre 1945. Il 12 dicembre 1955 la sua salma fu traslata nella chiesa dei Cappuccini, dove era stato preparato un sarcofago in travertino dalla linee austere, opera dell’architetto Osvaldo Piacentini. La tomba è collocata nella prima cappella di sinistra, legata idealmente al luogo dove era il suo confessionale. Sul sarcofago è posto il busto del frate, realizzato dallo scultore Tonino Grassi, a cui si devono anche cinque efficaci formelle in terracotta che ripercorrono le peculiarità della vita e dell’attività del religioso. Sempre nel 1955 fa si apriva il processo di beatificazione e padre Daniele è stato riconosciuto dalla Santa Sede “venerabile”.

Padre Daniele fu un frate cappuccino in perfetta linea con la grande tradizione francescana;  trascorse a Reggio la maggior parte della sua vita di religioso e di sacerdote, “lasciando in tutti la memoria della sua intensa carità spirituale e materiale, della quale va ricordata l’assistenza agli ammalati, soprattutto quelli più abbandonati, sia nell’ospedale, sia nelle case private; ha passato poi lunghe ore nel ministero della confessione e della direzione spirituale”, scriveva Mariano Bigi, già ministro dell’OFS e acuto studioso del francescanesimo. Lo stesso Bigi sottolineava che “l’eredità spirituale e la missione di carità di padre Daniele, che ha anticipato cronologicamente altre figura come don Dino Torreggiani e don Mario Prandi, continuano nelle Missionarie Francescane del Verbo Incarnato, di cui, con la concittadina madre Giovanna Ferrari, fu ispiratore e cofondatore”. Una caratteristica di padre Daniele – ha rimarcato ancora padre Lorenzo – era quella di continuare a seguire gli ammalati a domicilio, in particolare quelli dei quei quartieri più poveri e difficili della città, soprattutto Borgo Emilio e via Franco Tetto, non lontani dal convento di via Ferrari Bonini, bombardato assieme alla chiesa durante la seconda guerra mondiale.

L’ottantesimo della morte di padre Daniele viene commemorato domenica 14 dicembre 2025 nel corso della solenne concelebrazione eucaristica presieduta alle 18.00 dall’Arcivescovo Giacomo Morandi; i canti saranno animato dal cormensio “Armoniosa Vox”.

Giuseppe Adriano Rossi