Il Vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri ha depositato ieri un’interrogazione parlamentare al ministro della Giustizia sull’inchiesta ‘Aemilia’ e sui rapporti tra politica e cosche in Emilia Romagna e nello specifico a Reggio. “Sulla vicenda avevo già presentato nella scorsa legislatura un’interrogazione -evidenzia Gasparri- alla quale però non ebbi alcuna risposta”.
Per l’azzurro, in merito al maxi processo sulla criminalità organizzata che ha radicato le basi nel nostro territorio, la Giustizia avrebbe usato due pesi e due misure, indagando solo esponenti di centrodestra e tralasciando invece accertamenti su quelli della maggioranza di governo reggiana.
Inevitabile un focus sull’ex procuratore capo Marco Mescolini, trasferito dal Csm per incompatibilità ambientale dopo l’esposto presentato da quattro pm in servizio a Reggio.
“Ho presentato una nuova interrogazione al Ministro -ha dichiarato Gasparri- dopo aver appreso che la Dda di Bologna produsse e inviò al Gabinetto del ministro la relazione utile ai fini della risposta alla mia precedente interrogazione, che però non fu mai utilizzata. Pennisi infatti solleva forti perplessità sulle indagini svolte a suo tempo che coinvolsero due esponenti di Forza Italia, Giuseppe Pagliani e Giovanni Paolo Bernini, terminate col totale proscioglimento per entrambi. Nell’intervista fa riferimento non solo a una relazione che lo stesso Pennisi inviò e che non fu utilizzata ma anche a una nota dei servizi segreti secondo la quale nelle vicende erano coinvolti vari esponenti del Pd reggiano. Pennisi aggiunge che nell’informativa dei servizi segreti ‘di spunti ce n’erano tanti, con nomi e cognomi’ in riferimento al Pd ma che invece furono indagati soltanto Pagliani e Bernini. Ho chiesto al ministro di conoscere il contenuto delle relazioni prodotte dalla Dda di Bologna e dalla Procura Nazionale antimafia e fare chiarezza su questa vicenda. Auspico una pronta risposta di Nordio mentre biasimo la mancata risposta dei suoi predecessori, i ministri Bonafede e Cartabia”.
Intanto l’ex pm Roberto Pennisi, in passato pm nella Procura nazionale antimafia e tra il 2012 e il 2013 in servizio a Bologna dove si occupò dell’inchiesta ‘Aemilia’ ha rilasciato un’intervista al Giornale lanciando strali molto gravi: “Certi comportamenti del collega Mescolini allora ritenni che fossero dovuti alla sua incapacità di comprendere. Col senno di poi, mi sono dato spiegazioni diverse”.
Per quanto riguarda la missiva scritta da Pasquale Brescia, condannato per mafia, al sindaco Luca Vecchi, Pennisi aha evidenziato che quella lettera “venne interpretata come una minaccia, mentre il discorso non è così semplice: quella lettera è un segnale, l’indice di qualcosa che avrebbe potuto essere svelato e non è stato svelato perché si è scelto di non indagare…bisogna approfondire”.
Pennisi rincalza inoltre su quanto accaduto all’esponente di Forza Italia Giovanni Paolo Bernini: “nei suoi confronti non c’erano elementi per chiedere la custodia in carcere. Mai e poi mai. Lo scrissi. Ma la mia applicazione a Bologna non fu rinnovata e la Procura chiese il suo arresto. Sulla richiesta la mia firma non c’è”.