Intendo congratularmi con il Procuratore Calogero Gaetano Paci e con i 350 militari tra Finanzieri, con il personale del Servizio Centrale Investigativo sulla Criminalità Organizzata (SCICO) e con i militari dell’Arma dei Carabinieri per la brillante operazione Minefield, che vede coinvolti 108 soggetti indagati, di cui 26 parte di un’associazione a delinquere, e 81 società, per numerose ipotesi delittuose, in prevalenza del settore fiscale.
Un’operazione dai numeri imponenti: Reggio si conferma territorio che esprime un know how purtroppo ricercato a livello nazionale, nell’ambito della falsa fatturazione: meno di una settimana fa il Procuratore Capo aveva sottolineato come le operazioni di falsa fatturazione siano il nuovo volto della ‘ndrangheta a Reggio Emilia. E non è quindi sorprendente che questa indagine si sia rivolta a soggetti contigui alla criminalità organizzata: è evidente l’evoluzione sul territorio delle presenze mafiose nel settore economico.
Il dato che fa riflettere oggi è anche quello degli ‘utilizzatori finali’ delle false fatturazioni: 251 soggetti economici, un numero rilevante, che apre nuovamente uno scenario inquietante sull’inquinamento dell’economia e del libero mercato sul nostro territorio. Chi fa impresa può pensare di perseguire il bene della propria azienda rivolgendosi alla criminalità organizzata per le false fatturazioni: al contrario, con queste modalità fraudolente si distrugge la libera concorrenza e quindi si crea impoverimento per tutto il territorio. La falsa fatturazione è il sintomo di un grande rischio per tutti: il passaggio da un’economia fortemente competitiva e produttiva a una più “furbesca” e parassitaria, in mano alle mafie. Particolarmente grave, a seguito di questa ‘epidemia’ di false fatturazioni, l’enorme quantità di soldi in nero che circolano nel sistema economico illegale: risorse che alimentano circuiti criminali come quello del lavoro nero, con conseguenze gravi e pericolose per l’intera comunità.
Facciamo nostra quindi la richiesta di inviare maggiori risorse, sia finanziarie che di personale, sul territorio di Reggio Emilia, per contrastare con maggiori strumenti i fenomeni criminali che caratterizzano ormai da anni la nostra Provincia. Sono passati dieci anni dall’inchiesta Octopus, del 2014, in cui tra false fatturazioni, riciclaggio e frodi si arrivava a un giro d’affari di 33 milioni di euro: l’impressione è che lo Stato debba accelerare ancora per impedire conseguenze disastrose per l’economia del nostro territorio.
Fui purtroppo facile profeta quando nel mio discorso di insediamento in consiglio Comunale, nel luglio 2019, parlai di Reggio come città di mafia. Ora più che mai è necessario che come amministrazione comunale si prenda coscienza della severità del problema. Ci auguriamo una rapida messa in opera dell’osservatorio della legalità, recentemente approvato all’unanimità in consiglio comunale, su nostra proposta, in modo che anche l’amministrazione comunale, in sinergia con la magistratura inquirente e con le forze dell’ordine, possa fare la sua parte.
Fabrizio Aguzzoli – Candidato sindaco di Coalizione Civica