Dalla visione del Docufilm di venerdì sera andato in onda alle 21,30 su Rai 2 realizzato da Fidelio Srl per Rai Fiction relativo ad Aemilia 220 emerge uno spaccato di quanto fosse radicata la malavita calabrese nell’edilizia e nei trasporti a Reggio Emilia in primis e nelle province emiliane. Si delineano i tratti di una organizzazione autonoma della consorteria ‘ndranghetista del clan Grande Aracri così come provato giudizialmente dal processo Aemilia che si è svolto in tribunale a Reggio Emilia per il rito ordinario ed a Bologna per chi tra gli imputati ha scelto il rito alternativo del processo abbreviato.

Quel che emerge di scandaloso dalla visione del Docufilm si manifesta negli ultimi 25 minuti di proiezione laddove, senza alcuna possibilità di confronto e contraddittorio viene raccontata e tagliata su misura la mia figura, non per ciò che in realtà è accaduto. Ovvero quattro pronunciamenti assolutori ed uno di risarcimento per il grave caso di malagiustizia subito ma si crea una trama suggestiva priva di una serie fondamentale di passaggi tutti a mio favore. Non emerge nulla delle tante testimonianze dei politici locali, prima fra tutte quella dell’Ex Sindaco di Reggio Emilia Graziano Delrio che va nel 2009 a fare campagna elettorale a Cutro, che dice di non sapere chi era Grande Aracri e che accompagna i consiglieri comunali di origine calabrese dal Prefetto De Miro per cercare di evitare la diffusione del pregiudizio collettivo nei confronti dell’intera comunità cutrese.

Non si dice nulla della Presidente della Provincia mia storica avversaria che sentita durante le indagini affermò che nel mondo politico non c’era la percezione della presenza della criminalità organizzata in Provincia di Reggio Emilia così come poi è emersa nell’indagine Aemilia.

Peraltro completamente escluse nella sostanza dei collegamenti agli appalti le cooperative rosse di costruzione che da sempre hanno dato lavoro ai subappaltanti cutresi delle quali da sempre ero un forte oppositore.

Attribuiscono a me il ruolo di capogruppo in comune a Reggio Emilia del Pdl quando ai tempi ero il capogruppo in Provincia dell’opposizione senza avere la possibilità di intervenire su qualsiasi tipo di appalto pubblico sempre e comunque gestito dalla triade, amministrazioni locali, coop rosse e subappaltanti cutresi per 40 anni in tutta la provincia reggiana.

Nella ricostruzione distorta e faziosa del coinvolgimento, vengono compiute gravissime omissioni e tagli senza alcun rispetto per la verità, al solo fine di convincere lo spettatore della connivenza del politico di turno, senza mai accennare se non nei titoli di coda e per pochi istanti delle mie assoluzioni con formula piena.

E’ gravissimo che, nel raccontare la mia vicenda, non siano state espresse le numerose verità emerse giudizialmente e non si sia subito specificato, durante il Docufilm, delle mie assoluzioni e manifesta innocenza.

In particolare si sarebbe dovuto sottolineare che:

a)      Non conoscevo Sarcone nè la caratura criminale dello stesso, tanto che la prima volta che qualcuno me ne parla (l’avv. Sarzi) è al telefono due giorni dopo la cena al ristorante Antichi Sapori.

b)      Quando ho compreso realmente la natura di alcuni personaggi coinvolti pur non conoscendone la caratura, mi resi irraggiungibile e non feci mai nulla per questi personaggi, tanto che lo stesso Sarcone in una intercettazione ne ebbe a lamentarsi (intercettazione ovviamente non andata in onda nel docufilm)

c)       Alla trasmissione Poke Balle (che nel docufilm viene liquidata come “monologo di Pagliani”) attaccai duramente la criminalità e Sarcone e presi una decisa posizione contro la ‘ndrangheta a favore delle interdittive del prefetto. Inoltre non sapevo che in quella trasmissione sarebbe andato in onda un video con il fratello di Sarcone.

d)      Da ricordare che scelsi il rito abbreviato appositamente per addivenire in tempi rapidi all’accertamento della mia innocenza, inoltre il 12 settembre del 2017 mi dimisi dalla carica di consigliere comunale di Reggio Emilia e Provinciale per potermi difendere liberamente nel processo senza cercare scappatoia alcuna

e)      Tutte le accuse che la DDA di Bologna ha tentato di qualificare come aiuti esterni alla ndrangheta sono state totalmente respinte e rigettate in ogni grado di giudizio ed è stato giudizialmente accertato che io non ho mai, in nessuna occasione, favorito l’associazione criminale.

f)       Grave è considerare colpevole un semplice  indagato ma è molto più grave rinnovare un processo mediatico per chi è stato più e più volte prosciolto nei vari gradi del giudizio

Sarebbe stato corretto e legittimo, se proprio si voleva citare la mia figura, rispettare la verità e ricordare e sottolineare che sono stato dichiarato innocente e totalmente estraneo all’associazione mafiosa ed ho dovuto sopportare sette anni e mezzo di ingiusti processi.

Sono offeso ed indignato da un uso strumentale, perpetrato negli anni vergognosamente delle sofferenze e dei patimenti di una persona, di un professionista, della sua famiglia, dei suoi amici, dei suoi collaboratori e di una intera comunità politica ( il centrodestra) che è, e rimane, completamente estranea a questa vicenda.

Avvocato Giuseppe Pagliani