Il Comune ha calato la maschera sulla visione aziendalistica della sua politica amministrativa della città, blindandosi attraverso l’ultimo atto di firma della convenzione, con l’obiettivo di eliminare ogni possibilità di rimettere in discussione il progetto PRU Ospizio con cui Conad cementificherà buona parte del bosco. Di fatto attraverso Pasini, il Comune si è piegato, nei rapporti di forza, agli interessi di un’azienda privata e per fare questo non ha disdegnato di tradire la partecipazione e i diritti di cittadine e cittadini che in questi mesi hanno onorato tutti gli strumenti partecipativi a loro disposizione, secondo un processo democratico che il consiglio e la giunta avrebbero dovuto rispettare fino alla fine.
La vicenda non fa altro che procurare l’ennesimo strappo tra istituzione e base sociale e uno schiaffo a ogni possibilità di costruire un rapporto di cooperazione tra le due parti.
Le posizioni in campo sono chiare, anche questa volta: da una parte la cittadinanza che difende gli ultimi spazi verdi di vivibilità dei quartieri, dall’altra parte un’amministrazione che si fa paladina degli interessi della grande distribuzione organizzata e sacrifica i quartieri sull’altare dei diritti edificatori acquisiti.
Dalla assessore Pasini non potevamo aspettarci di meglio dello sciorinare dei tecnicismi e poca politica: da ex amministratore delegato di un’azienda privata come Iren, ragiona da ”uomo solo al comando”, in maniera decisionista, ignorando la complessità dei processi partecipativi e della dimensione democratica che dovrebbero (condizionale d’obbligo) connotare l’azione amministrativa di una città. E assumendosi la piena responsabilità di aver firmato la convenzione senza passare dalla giunta, Pasini rivendica questo suo requisito.
Avergli assegnato l’assessorato a Rigenerazione Urbana e Sviluppo sostenibile, con deleghe a Urbanistica rende chiaro il messaggio sull’impostazione amministrativa che si vuole portare avanti per i prossimi cinque anni: la stessa dell’ultimo ventennio dove i beni comuni sono stati messi nelle mani del profitto privato, le decisioni calate dall’alto, la partecipazione tradita e si è svilita ogni espressione di attivismo civico spontaneo.
Quello che però sconforta, pur non sorprendendoci, è l’intervento del sindaco Massari che nel suo ruolo di garante del bene pubblico, avrebbe ancora potuto restituire un po’ di dignità politica e morale a questa pagina nera della democrazia della città anche solo con l’ammissione del torto fatto alla partecipazione.
Si è invece lanciato in difesa sia dell’operato di Pasini che del progetto Pru-Ospizio, usando la consueta retorica del degrado e ribadendo l’irreversibilità di un progetto ventennale.
Di fronte al ”tant’ormaismo” andante, cantilena tutta italiana con cui si fanno passare le peggiori devastazioni a base di cemento e asfalto (tanto oramai la scelta era fatta, tanto oramai non si può tornare indietro…..), vorremmo ricordare che la parte autorizzativa del Comune, al progetto Pru- Ospizio, è stata confermata definitivamente nel 2019, con grande beffa alla dichiarazione di emergenza climatica che casualmente è stata approvata lo stesso anno, ma ignorata in quella occasione e nei successivi 5 anni, durante i quali non è seguita alcuna presa di posizione né alcun provvedimento che di quell’emergenza si facessero carico.
Tutelati senza riserve la posizione del suo assessore e gli interessi di Conad, l’invito subliminale di Massari alle cittadine e cittadini del comitato ci è sembrato proprio quello di abbozzare e incassare il colpo.
Noi sappiamo che non sarà così e che chiusa questa fase se ne è già aperta un’altra dove la lotta per salvare il bosco di Ospizio proseguirà.
Indipendentemente da come evolveranno le cose, ci auguriamo perciò che il bosco non resti chiuso simbolicamente in un perimetro verde, perchè il suo valore va ben oltre. Il dibattito e la mobilitazione di cui è stato oggetto in questi mesi hanno dato vita a una prospettiva più ampia che può far evolvere le coscienze sull’importanza del diritto di avere voce in capitolo nella progettazione e nella cura del territorio in cui si vive. Come Potere al Popolo continueremo a supportare questa lotta dal basso, che da semplice istanza ecologista si è trasformata in emblema delle dinamiche municipaliste e che ci dimostra che per far tornare le persone a occuparsi di politica, è necessario che la politica nelle città operi un radicale cambiamento che dia spazio alla democrazia partecipativa laddove è ormai evidente il fallimento di quella rappresentativa.