“I risultati dei controlli svolti dall’Ispettorato territoriale del lavoro di Reggio Emilia in tema di caporalato e sfruttamento del lavoro nella nostra provincia, come riportato dall’Ansa di ieri, appaiono estremamente allarmanti: oltre il 50% delle aziende ispezionate (9 aziende su 17) sono infatti risultate irregolari e per 4 di queste è scattata la sospensione dell’attività”. E’ quanto scrive la Cgil provinciale in una nota e aggiunge “sono dati che ci preoccupano, ma purtroppo non ci stupiscono”.
“Da tempo intercettiamo lavoratori, nella filiera agroalimentare ma non solo, che si trovano in situazioni di sfruttamento estremamente marcato, persone costrette a lavorare moltissime ore senza copertura contrattuale, ospitate in alloggi fatiscenti ed in condizioni estremamente insalubri.- dichiara Luca Chierici della Segreteria della Cgil – Sono persone che spesso nemmeno parlano italiano e questo è uno scoglio molto pesante per quanto riguarda la loro possibilità di difendersi e denunciare tali situazioni”.
“Laddove abbiamo intercettato tali situazioni siamo riusciti comunque ad intervenire prontamente, anche grazie ad una rete costituita dalla stessa ITL, ASL, Forze dell’ordine e dalla rete di associazioni del terzo settore che, anche in collaborazione con l’amministrazione comunale, ha consentito di dare risposte a contrasto dei fenomeni di sfruttamento – continua Chierici – Occorre dare tutela a chi denuncia e fa emergere situazioni come quelle rilevate dall’indagine dell’ITL. Vanno mantenuti ed estesi strumenti quali il badge di cantiere per il settore edile, avanguardia a livello nazionale a contrasto delle irregolarità lavorative nella giungla degli appalti. Occorre incrementare i controlli nel settore dei pubblici esercizi, spesso connotati da situazioni di lavoro nero e grigio fatti di contratti a chiamata o lavoro nero”.
“Le pratiche positive sperimentate negli ultimi anni, come ad esempio il progetto common ground, vanno replicate e implementate attraverso l’impegno di tutte le istituzioni ed i soggetti coinvolti, ciascuno per le proprie competenze, anche attraverso la sottoscrizione di appositi protocolli”conclude la Cgil.