
Il settore manifatturiero reggiano continua a vivere una fase di marcata debolezza. È quanto emerge dall’ultima indagine congiunturale condotta dal Centro Studi di Confindustria Reggio Emilia, che fotografa un secondo trimestre 2025 negativo su tutti i principali indicatori: produzione (-1,8%), fatturato (-4,7%) e occupazione (-0,8%). A preoccupare è soprattutto il crollo dell’export, che registra un -8,2%, a fronte di una flessione più contenuta sul mercato interno (-1,6%).
2024
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2025
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III trim.
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IV trim.
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I trim.
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II trim.
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Produzione industriale
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-11,8
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-7,4
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-3,6
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-1,8
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Fatturato
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-12,7
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-11,0
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-4,2
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-4,7
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Fatturato interno
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-13,3
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-12,1
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-6,6
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-1,6
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Fatturato estero
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-10,1
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-8,8
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-2,2
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-8,2
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Occupazione
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-1,6
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-0,6
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0,2
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-0,8
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Il rallentamento è alimentato da una serie di fattori congiunti: la contrazione della domanda estera, le tensioni geopolitiche, l’incertezza causata dalle politiche protezionistiche degli Stati Uniti su alcuni comparti strategici e la persistente instabilità dei mercati internazionali. In questo contesto, le imprese locali si trovano in difficoltà crescente nel mantenere competitività e volumi produttivi.
Anche le previsioni per il terzo trimestre non lasciano intravedere segnali di ripresa. La maggior parte delle aziende prevede una sostanziale stazionarietà su produzione (71,0%), ordini (57,9%) e occupazione (78,9%). Tuttavia, resta significativa la quota di imprese che si attende un ulteriore peggioramento, in particolare sugli ordini esteri (29,9%) e sulla produzione (21,1%). Solo l’7,9% del campione prevede un aumento dell’attività produttiva.

“I risultati dell’indagine congiunturale relativa al secondo trimestre confermano un rallentamento che non può più essere considerato episodico” – commenta la Presidente di Confindustria Reggio Emilia Roberta Anceschi. “Le nostre imprese stanno affrontando una fase di profonda incertezza, aggravata da un contesto internazionale sempre più instabile. I dazi imposti dagli Stati Uniti su settori strategici europei stanno penalizzando direttamente il nostro export, colpendo filiere manifatturiere ad alto valore aggiunto. A questo si sommano le difficoltà strutturali dell’Europa, ancora priva di una politica industriale comune e rallentata da decisioni frammentarie e tardive.“
In questo scenario, la mancanza di segnali di inversione di tendenza rischia di trasformare la debolezza congiunturale in una stagnazione strutturale. La contrazione simultanea di produzione, fatturato ed export, unita a previsioni improntate alla prudenza o al pessimismo, evidenzia la necessità urgente di misure concrete.
“Ribadiamo l’urgenza di interventi mirati per sostenere la competitività delle imprese italiane” – conclude la Presidente – “Serve un’azione coordinata tra Governo, Unione Europea e mondo produttivo per garantire stabilità, incentivare gli investimenti e rilanciare l’accesso ai mercati internazionali. Senza una risposta forte e condivisa, rischiamo un deterioramento duraturo della capacità produttiva e occupazionale della nostra manifattura.“