Con oltre 1,5 miliardi di euro di merci reggiane esportate verso gli USA, il tessuto produttivo è oggi esposto a un doppio impatto: da un lato l’aumento immediato dei costi per i clienti americani, dall’altro la svalutazione del dollaro, che da inizio anno ha perso il 13,7% rispetto all’euro e rappresenta un’ulteriore tassa sui nostri prodotti. È una combinazione che penalizza in modo grave la nostra manifattura, rende i prodotti meno competitivi rispetto a quelli provenienti da altri Paesi e rischia di colpire in particolare le piccole e medie imprese, che spesso non hanno la forza per reggere a shock commerciali prolungati.
I principali settori di destinazione dell’export reggiano verso gli Stati Uniti sono i macchinari (60,1%), seguiti dai minerali non metalliferi (9,3%), dall’agroalimentare (8,9%), gli apparecchi elettrici (8,3%) e il tessile abbigliamento (3,6%). Si stima che le imprese più esposte, che esportano oltre il 10% del loro fatturato negli Stati Uniti, potrebbero subire una riduzione degli ordini fino al 20% nei prossimi 12 mesi.
Ma c’è un secondo livello di criticità che preoccupa, sono quello delle cosiddette esportazioni indirette.
Reggio Emilia è cuore pulsante di filiere industriali che forniscono componenti e semilavorati ad aziende europee, soprattutto tedesche e francesi, che esportano beni finiti negli Stati Uniti. Con il rallentamento di questi flussi, anche la domanda verso i nostri fornitori locali sta diminuendo, trascinando a valle tutta la catena. Con queste prime indicazioni, il Centro Studi di Confindustria Reggio Emilia stima un valore di 250/300 di milioni di euro a rischio per il nostro territorio, con conseguenti effetti negativi sull’occupazione di lungo periodo.
In attesa di conoscere i dettagli degli accordi e le eventuali esenzioni, il giudizio sull’introduzione dei dazi al 15% sui beni europei da parte degli USA è certamente negativo. Risultano confermati anche i dazi settoriali su acciaio, alluminio e rame pari al 50% anche se, pare, con l’impegno delle parti di discutere in merito alla sicurezza delle catene di approvvigionamento.
Come abbiamo più volte sostenuto c’è il rischio concreto della tenuta del nostro sistema economico locale, in particolare per un territorio fortemente esportatore come la provincia di Reggio Emilia – afferma la Presidente di Confindustria Reggio Emilia Roberta Anceschi – Nonostante abbiamo dimostrato negli anni una straordinaria capacità di resilienza e adattamento, l’introduzione dei dazi, in un contesto già segnato da crisi energetica e incertezza finanziaria, rappresenta un duro colpo, in particolare per quelle filiere ad alta specializzazione e ad elevata vocazione internazionale”.
“I negoziati per la definizione dei dettagli sono ancora in corso, ma attraverso il Sistema Confindustria siamo in contatto con il Ministero degli Affari Esteri che si è messo a disposizione delle imprese, per chiarimenti, informazioni e aggiornamenti. Lo scenario commerciale globale sta inevitabilmente cambiando e occorre una risposta tempestiva dell’Europa e del Governo per un piano industriale europeo che possa permettere alle imprese di compensare e recuperare competitività, anche attraverso la diversificazione dei mercati e gli investimenti in innovazione, per garantire tenuta occupazionale nel medio e lungo periodo.