Duilio Cangiari

Da tempo non intervenivamo nello “stantio” dibattito sulla Diga di Vetto.

Un dibattito, come denunciamo da troppo tempo ormai, molto spesso strumentale e che si è focalizzato unicamente sulla grande opera, perdendo di vista il fiume e il territorio che ha generato, nascondendo di fatto, dietro una cortina fumogena di slogan e luoghi comuni, la possibilità di programmare davvero quegli interventi, più semplici, veloci e di immediata realizzabilità, a costi accessibili e a basso impatto ambientale.

Pagliani, per gli argomenti portati e i riferimenti citati, sembra uscito dal freezer e, una volta scongelato, si è reso conto che doveva dire qualcosa. Cosa? Non importa! Basta “farsi notare”.

Anzi una cosa nuova l’ha messa in luce: che la destra e una certa sinistra “costruttiva” (lapsus freudiano) hanno la stessa arretrata visione di sviluppo, ferma agli anni 80 e ai “bei tempi” in cui, in pochi, al servizio delle lobby politico affaristiche, decidevano opere inutili e lavori pubblici dispensatori di sostanziose prebende.

Vorremmo sapere da dove il consigliere Pagliani desume tutti i benefici di cui parla.

Ha fatto studi approfonditi sull’argomento? Ha dei dati a cui possiamo attingere al fine di avviare un dibattito “serio”, oppure siamo ancora al punto di ripetere la solita litania che stancamente decanta da anni  le magnifiche e progressive sorti per il territorio della grande opera? Ci dica, il consigliere Pagliani di quali novità è portatore!

Per decenza e per non anticipare che si sono sperperati centinaia di migliaia di euro da fondi pubblici, almeno si rispetti il lavoro che gli enti stanno facendo.

Questa vicenda merita un dibattito serio, vero e non strumentale, perché la gestione del territorio, in questa epoca drammatica di cambiamenti climatici, non è un gioco e deve essere sottratta alle facilonerie, alle vulgate e soprattutto alle speculazioni di parte.

Se non si ha nulla da dire, a volte sarebbe bene tacere.

Duilio Cangiari – Co portavoce Europa Verde Reggio Emilia