Domenico Bonaccini

Un giorno di ordinaria viabilità, tra traffico congestionato, assenza di attenzione per il trasporto pubblico e strade inadeguate. Lo racconta Domenico Bonacini, candidato consigliere con Coalizione Civica e il candidato sindaco Fabrizio Aguzzoli alle prossime elezioni di Reggio Emilia, da 23 anni un autista di bus, impegnato in servizi di linea urbana ed extraurbana, servizi scolastici e turismo per tutta Europa. Una persona di esperienza che ha trasportato decine di migliaia di reggiani durante la sua carriera.

Cosa vuol dire essere un autista a Reggio Emilia? Vuol dire trovarsi continuamente bloccato nel traffico, con strade dalle corsie ristrette piste ciclabili disegnate con piste ciclabili già presenti, promiscue a camminamenti pedonali che non vengono utilizzate dalle biciclette.

Esagero? Non direi proprio. A Reggio Emilia, degli ultimi 10 anni, il trasporto pubblico non è stato minimamente considerato a livello di viabilità, sono state fatte un numero considerevole di rotonde, alcune inutili, impossibili da percorrere in sicurezza con mezzi di grandi dimensioni. A volte dobbiamo passarci sopra: l’esempio più chiaro sono lee due nuove rotonde a Rivalta.

Rischiamo di compromettere il mezzo e non fornire un viaggio confortevole all’utenza; un altro passaggio difficoltoso, nonostante la doppia corsia per senso di marcia è quello in viale Umberto I, dove spesso rischiamo di urtare contro gli alberi. O, se dobbiamo sopravanzare un veicolo che svolta a destra, rischiamo di urtare lo spartitraffico. Sulla rotonda all’incrocio con via Codro dobbiamo occupare tutta la rotonda e spessissimo gli altri veicoli cercano di sorpassarci, non pensando alle nostre dimensioni e alla possibilità di un incidente.

Un altro tema è la pressoché totale assenza di corsie preferenziali per gli autobus, l’unica che funzionava era quella su viale Piave in direzione del polo scolastico di via Makallè, ora ridotta al minimo. Gli autobus urbani, nel momento di grande traffico, riuscivano a sopravanzare la coda e recuperare spesso minuti importanti, evitando ritardi elevati come succede ora. Adesso, è complicato usare quel poco di corsia preferenziale rimasto, gli alberi non sono curati e il rischio di danneggiare i mezzi coi rami è costante

Si parla spesso di rendere più efficiente il servizio pubblico, di migliorarne il servizio ai passeggeri, ma finché non si rende più scorrevole il traffico questo non potrà mai accadere. Gli autobus rimangono bloccati come le altre auto.

Le due corsie preferenziali su viale Isonzo sono preziose. Ma durante il traffico congestionato, gli automobilisti, spesso non ci aiutano nel rientrare nella corsia anzi cercano in tutti modi di passarci avanti, anche a rischio della loro incolumità.

Un altro elemento di difficoltà per gli autobus sono i ciclisti, che in barba alle regole del codice della strada e del buon senso, spesso senza il minimo preavviso salgono e scendono dalla piste ciclabili, attraversano la strada senza guardare o si fermano all’improvviso senza controllare cosa accada alle loro spalle. Senza considerare tutte le biciclette contromano anche nelle strade a doppio senso di marcia, come in via Emilia San Pietro.

Inoltre, visto il ritorno della moda delle cuffie da dj e dei vari auricolari Bluetooth, tante persone in bici e in monopattino si muovono ascoltando musica senza curarsi minimamente di ciò che accade intorno a loro.

Passiamo allo sharing. Monopattini e bici possono essere un aiuto ma non per tutti, quando li vedo penso a mia mamma, del 1949, e la immagino impegnata a sbloccare un monopattino o una bici con le app per le sharing. E per quanto riguarda le bici, parlo da utilizzatore, e mi sono confrontato anche amici che le usano: non è facile, sono bici faticose, e i rincari non incentivano. Senza contare che le piste ciclabili disponibili sono poche e spesso pure molto strette, una bici fatica a passare.

E parlo, lo ribadisco, da persona che usa i nuovi mezzi per la mobilità urbana, come la bicicletta con carrellino porta bimbi. Siamo costretti a pedalare in mezzo alla strada perché le piste ciclabili o sono piene di buche o hanno paletti che non ci permettono di percorrerle, un esempio sono le piste ciclabili sull’onda verde il passaggio ciclopedonale di via Donizetti, dove hanno messo dei paletti per evitare che scooter o moto potessero passare. In questo modo hanno reso difficile il passaggio anche per le biciclette normali, quelle cargo o con carrellini semplicemente non riescono a transitare.

Ho elencato tanti problemi, ma ci vogliono anche le soluzioni, me ne rendo conto.

Se si vuole migliorare il trasporto pubblico bisogna rendere più fluido il traffico, e lo si può fare solo eliminando alcune rotonde, ripristinando la corsia preferenziale in Viale Piave partendo da via Eritrea, mettendo un semaforo a chiamata nel passaggio pedonale e riorganizzando la sincronizzazione semaforica, agevolando i mezzi pubblici.

Bisogna pensare anche a nuove piste ciclabili, ciclabili vere, spaziose, non solo a costruirle ma pure a tenerle curate. E la stessa attenzione serve per gli alberi e le aiuole, per le buche, i paletti di protezione delle ciclabili spesso rotti dalle auto che parcheggiano.

Va anche ripensato l’orario dei mezzi pubblici, considerando gli orari di punta, la salita e discesa dei passeggeri, tra cui tante persone con difficoltà motorie: i tempi si allungano, rispetto a quelli di un adolescente. La viabilità non è fatta solo di autovetture o biciclette, ma anche di mezzi grandi come i bus e i camion che fanno le consegne. E bisogna tenerne conto.