Suor Maria Agnese, nome di battesimo Federica, quarantenne, è la neoprofessa monaca di clausura del monastero delle Carmelitane Scalze in via Montebello a Parma nel quale oggi risiedono nove sorelle.
E’ stato per me un privilegio (o una grazia) intervistarla per condividere con i lettori il mio incontro con lei.
Suor Agnese, può raccontarci il suo percorso spirituale?
Ero felicissima della mia famiglia, dei miei amici e del mio lavoro. Insegnavo italiano agli stranieri in contesti di accoglienza a Modena e provincia.
Poi è arrivata la vocazione.
Ogni vocazione non nasce da una mancanza, ma da una sovrabbondanza di amore. Un giorno questa sovrabbondanza si è riversata nella mia vita, e si è accesa una luce.
Cosa intende dire?
Un’esperienza molto concreta mi ha parlato e, per dirla con termini colloquiali, mi ha “messo una pulce nell’orecchio“.
Dopo un tempo di preghiera in chiesa durante una pausa di lavoro, ho fatto una cosa che non facevo da tanto tempo: portando nel cuore un’intenzione per una persona cara ho acceso una candela davanti alla statua della Vergine Maria. Nel compiere questo gesto mi sono resa conto che le candele che emettevano più luce non erano quelle appena accese come la mia, ma quelle che ardevano già da un pò, quelle più consumate.
Mentre uscivo dalla chiesa feci questo pensiero: “Anch’io vorrei essere come una di queste candele” che nel silenzio e nel nascondimento rimangono accese, non per se stesse, ma per tutti.
Questa è stata la svolta.
Sì. Dalla luce di quella candela si è fatto strada in me sempre più preponderante il desiderio di essere una piccola candela nel mondo e nella chiesa.
Perchè ha scelto l’ordine delle carmelitane scalze?
Mi piace rispondere che è l’ordine che ha scelto me. Dopo la svolta che le dicevo, sentivo la necessità di fermarmi e mettere un pò di ordine nella mia vita. Cercavo un posto appartato in cui fare un breve ritiro. Per me l’equazione era scontata: solitudine, silenzio, preghiera, ospitalità = monastero.
Ho cercato dei monasteri femminili intorno a me e, dopo una scrematura, ho preso contatti per verificare la loro disponibilità. Il Carmelo di Parma, il monastero dove oggi sono, mi ha detto di sì.
E’ quindi iniziato il mio avvicinamento.
Può farci chiarezza su qual è il percorso di chi entra nella vita contemplativa?
Dopo aver preso contatto con il monastero, parte un tempo variabile di conoscenza reciproca tra la candidata e la comunità nel quale si rimane nella foresteria, all’esterno della clausura.
Quindi si entra in clausura per conoscerla da dentro, rimanendo in abiti civili. E’ una sorta di “vieni e vedi“, un ulteriore periodo di conoscenza reciproca in cui è possibile entrare e uscire dal monastero.
Terminata questa fase chiamata “aspirantato”, c’è l’ingresso ufficiale in monastero che segna l’inizio del “postulandato” durante il quale (un anno) si chiede di entrare a far parte dell’ordine.
Finita questa parte del percorso in cui non si veste ancora l’abito religioso ma, come un segno, un abito molto semplice, con il rito della vestizione inizia il “noviziato” che dura due anni.
Terminato il noviziato, con la prima professione dei voti temporanei che valgono per tre anni, la persona viene inserita quasi pienamente nella vita della Comunità. I voti vengono rinnovati per altri due anni e poi ancora per tre, per arrivare al giorno della professione solenne dei voti definitivi con i quali, anche giuridicamente, la monaca viene incardinata nella vita del monastero.
Quando si veste l’abito si prende il nuovo nome che non deve essere necessariamente diverso da quello di battesimo. Nel mio caso lo è stato. Oggi sono “Maria Agnese del bel pastore”. Il nuovo nome viene scelto dalla priora o dalla maestra delle novizie che accompagna la persona in formazione e si presume la conosca bene. Il nuovo nome dice qualcosa della spiritualità della persona.
Il suo cosa dice?
Di me dice che nella vita ho fatto l’esperienza della pecora che il Signore ha cercato e come un pastore ha ricondotto a casa. E l’aver fatto questa esperienza mi porta a essere, a mia volta, un pastore, insieme al Signore, che va a cercare coloro che si sono smarriti.
Quali sono il significato e il valore della vita contemplativa in clausura all’interno della missione della Chiesa?
Le rispondo con un paio di domande. Potrebbe una persona vivere senza respirare? Potremmo noi muoverci liberamente se fossimo perennemente nel buio?
La vita contemplativa è una vita donata nella preghiera, nello stare vigilanti davanti a Dio, non per se stessi, ma per l’umanità intera. Essa corrisponde a dare quel respiro e a essere quella luce che illumina.
Quanto parte della giornata è dedicata alla preghiera?
Diciamo che la preghiera ha una parte decisamente preponderante. La prima occupazione di una monaca è la lode di Dio, cioè la preghiera, sia personale che comunitaria.
Al di fuori della preghiera quali attività svolgete?
Tutti quei compiti che sono necessari per mandare avanti la casa, dalle pulizie, al bucato, alla cucina, alla cura della sagrestia e dell’altare. C’è poi chi fa l’economa, chi l’infermiera, chi la bibliotecaria…
A proposito di cucina, qual è il piatto che le riesce meglio?
Sono emiliana, vado forte nei primi.
E’ la cuoca del monastero?
Facciamo a turno, una settimana per ciascuna.
Com’è possibile contattarvi?
La modalità più semplice, se possibile, è suonare il campanello del monastero oppure facendo una telefonata. Ma abbiamo anche un sito web e una pagina Facebook.
Le persone ci contattano per chiederci un appuntamento, sopratutto per essere ascoltate e condividere con noi preoccupazioni, gioie, fatiche. Chiedono il supporto della nostra preghiera.
La chiesa del monastero è sempre aperta, per tutti.
Grazie per l’intervista, Suor Agnese, e ancor di più per illuminare la nostra città con la tua presenza e le sue preghiere. Grazie.
AM