CGIL CISL UIL quest’anno hanno deciso di rendere omaggio alla Carta costituzionale, in occasione dei 75 anni dalla sua entrata in vigore, dedicandole l’edizione del Primo Maggio 2023.
La pioggia non ha fermato la manifestazione che ha registrato la partecipazione di circa 1.000 persone.
Una Costituzione nata dalla Resistenza e dalla lotta di liberazione dal nazifascismo, ancora oggi attualissima nei principi e nei valori che promulga – che sempre più necessitano di essere quotidianamente applicati – e dove il lavoro viene riconosciuto come il primo principio fondamentale della Repubblica italiana.
Secondo il segretario generale della Cgil Emilia Romagna Massimo Bussandri: “Questo Primo Maggio arriva dopo un 25 aprile molto significativo perché, per la prima volta nella storia repubblicana, un partito che non si è mai riconosciuto nel campo dell’antifascismo e fa anche fatica a pronunciarne la parola, ha assunto la guida del governo. Ma al di là del fascismo storico, se guardiamo ai primi atti che più impattano sulla vita dei lavoratori e dei cittadini come la delega fiscale, il nuovo codice appalti, il Def, il disegno di legge sull’autonomia differenziata e le intenzioni dichiarate sul presidenzialismo possiamo affermare che essi complessivamente disegnano un’ idea di Paese fuori dai confini della Costituzione.
La destra infatti – continua il segretario Bussandri – punta a fare dell’Italia un Paese in cui tutte le politiche economiche e sociali sono lasciate decidere al mercato con il governo che ha il solo scopo di mantenere il tratto identitario “nazionale” e dove lavoratori e pensionati non sono soggetti titolari di diritti ma oggetti di politiche paternaliste. Il Primo Maggio non ci limiteremo quindi a celebrare il 75° anniversario della nostra Carta, ma reclameremo a gran voce un indirizzo politico che sia compatibile con il dettato costituzionale: fisco giusto tramite un patto tra stato e cittadini in modo che il carico sia spostato da lavoratori e pensionati (che oggi pagano da soli oltre il 90% dell’Irpef) alle grandi ricchezze, investimenti nella sanità e scuola pubblica e salari dignitosi e sicuri.
La pandemia ha dimostrato che se non ci fossero stati lavoratrici e lavoratori e pensionate e pensionati si sarebbe prodotta una spaccatura sociale gravissima perché sono proprio i lavoratori a produrre ricchezza o a non farla evaporare. Mettere in pratica la Costituzione significa quindi ridare al lavoro quella centralità che oggi viene a mancare non solo a causa di redditi inadeguati e precarietà dilagante che l’annunciato decreto lavoro, se confermato nelle linee illustrate, andrà ad aumentare. I
l 25 aprile in questa regione ci sono state decine di migliaia di persone nelle piazze a tenere alti i valori della Resistenza: se non vogliamo che questo patrimonio resti confinato in un sola giornata, da questa terra deve partire un grande moto di recupero dei valori e delle pratiche democratiche, che non sono appannaggio solo del sindacato ma di tutte le istituzioni democratiche e del tessuto economico e sociale sano, per rilanciare un’azione condivisa a partire da lavoro, sanità e istruzione”.
“Quest’anno, in occasione dei 75 anni dalla sua entrata in vigore, – afferma Filippo Pieri, segretario generale della Cisl Emilia Romagna – abbiamo scelto di rendere omaggio alla Carta Costituzionale, la base e la garanzia della nostra libertà. In particolare, nell’articolo 1 il lavoro viene riconosciuto come valore fondante della nostra Repubblica, fucina di diritti e volano di crescita sociale ed economica per la l’intera comunità e, nello stesso tempo, garanzia di libertà, di autonomia e di dignità per le persone.
Ed è per questo che ricorre sempre al centro delle nostre iniziative, una priorità che al di là dei proclami deve diventare assoluta anche nell’agenda della politica e del Governo. Non c’è crescita, non c’è sviluppo, non c’è coesione sociale, se non si riparte dal lavoro. Un lavoro che però deve essere di qualità ed equamente retribuito, che deve rispettare i diritti di tutti, ancor più dei giovani e dei fragili, e applicare i contratti di lavoro sottoscritti dai sindacati maggiormente rappresentativi. Un lavoro che deve anche avere la salute e la sicurezza come precondizioni inoppugnabili. Un Paese civile non può e non deve in alcun modo rassegnarsi davanti all’indegna strage sui luoghi di lavoro a cui siamo costretti ad assistere ogni giorno. Insieme possiamo e dobbiamo fare passi avanti, insieme possiamo e dobbiamo uscire dall’emergenza, insieme possiamo e dobbiamo costruire un futuro migliore per le prossime generazioni. In tal senso, speriamo che la convocazione di domani dei sindacati a Palazzo Chigi, in vista dell’imminente presentazione del cosiddetto “Decreto lavoro”, presentazione che avverrà presumibilmente il primo maggio nel corso del Consiglio dei Ministri, possa essere non una semplice informativa, ma il primo segnale della ripresa di un dialogo articolato, stabile e duraturo. La Cisl è pronta a presentare le proprie proposte e a confrontarsi nel merito, così come ha sempre fatto”.
“L’Italia – dichiara Giuliano Zignani segretario generale della Uil Emilia Romagna – è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro: il nostro Primo Maggio affonda qui le sue radici. La Carta Costituzionale è la nostra bussola ed oggi più di ieri va difesa. La Costituzione va difesa tutta, opponendoci, in modo democratico, contro chi ne vuole cancellare articoli o peggio ancora vuole spaccare il Paese. La Uil Emilia Romagna è e sarà sempre per l’unità del Paese ed è e sarà sempre dalla parte dei lavoratori cui va ri-data quella dignità che troppo spesso viene calpestata. Questo Primo Maggio, per noi della Uil Emilia Romagna, è una giornata di mobilitazione perché le attuali condizioni dei lavoratori e l’assoluta mancanza di rispetto nei loro confronti da parte del Governo non ci permettono di festeggiare, bensì di lottare.
Il Primo Maggio – continua il segretario Zignani – il Governo porterà in Consiglio dei Ministri un provvedimento sul lavoro e le parti sociali sono state convocate solo per la sera prima. Questo la dice lunga sul rispetto che c’è verso le parti sociali, verso chi tutela davvero i lavoratori e non lo fa a parole. Le passate dichiarazioni di quelli che oggi sono esponenti di Governo non ci fanno ben sperare: la precarizzazione del lavoro e lo sfruttamento sono, da sempre, il loro cavallo di battaglia. E se incentivi vanno dati, questi sono sempre destinati alle imprese e mai ai lavoratori. Così non va! – conclude Zignani- Ecco perché questo Primo Maggio dobbiamo essere in piazza!”