L’industria manifatturiera reggiana chiude il 2023 con attività produttiva e commerciale in calo rispetto ai livelli rilevati nello stesso periodo del 2022. Secondo i risultati dell’Indagine trimestrale condotta dal Centro Studi di Unindustria Reggio Emilia, nel trimestre ottobre-dicembre 2023 la produzione industriale ha registrato una flessione del 3,3% su base tendenziale, risultato in linea con quello osservato a livello nazionale (-3,0%).
In calo l’attività commerciale complessiva: il fatturato registra una flessione del 5,4% rispetto allo stesso periodo del 2022, con una contrazione sul mercato interno e una sostanziale stabilità su quello estero. Diminuzione del 6% le vendite sul mercato interno e del 2,9% sull’estero, rispetto al quarto trimestre dell’anno precedente. La dinamica degli ordini complessivi prosegue lungo il trend negativo registrato nel trimestre precedente: con il 54,5% delle imprese che ha segnalato una riduzione alla fine del terzo trimestre, il 22,8% una stabilità e il 22,7% un incremento. In frenata anche gli ordini esteri: sono state pari al 44,7% le aziende che hanno dichiarato una contrazione, mentre il 21,4% ha registrato un incremento.
La dinamica occupazionale risulta sostanzialmente stabile, ma su livelli inferiori rispetto al quarto trimestre del 2022.
Le previsioni delle industrie reggiane, riguardo alla tendenza delle vendite per i prossimi mesi, sono orientate a una ulteriore contrazione dell’attività produttiva, in particolare sul mercato interno.
Debole la situazione degli ordini sul mercato interno, dove il saldo tra le risposte delle imprese che prevedono aumenti (10,4%) e quelle che prevedono un calo (35,9%), segnala il permanere di un quadro difficile della domanda. Sul mercato estero la dinamica degli ordini appare leggermente migliore, seppure ancora in campo negativo. Nell’attuale quadro congiunturale, le tendenze occupazionali a sei mesi confermano il trend discendente in atto già nei precedenti trimestri: le imprese intervistate che prevedono un incremento degli organici sono state il 7,5% a fronte del 14,9% che prospetta una contrazione.
“I risultati che emergono dall’indagine trimestrale del nostro Centro Studi – ha dichiarato Mauro Macchiaverna, Consigliere di Unindustria con delega al Credito, Fisco e Finanza d’Impresa – confermano le progressive criticità rilevate nei trimestri precedenti. Come per l’industria nazionale, anche l’industria provinciale soffre il permanere di crisi pregresse e l’apertura di nuovi fronti di instabilità: la frenata dell’economia tedesca, i recenti sviluppi della guerra nel Mar Rosso, che hanno generato un aumento dei costi di trasporto e assicurativi e delle fonti energetiche, oltre al rallentamento delle spese per investimenti frenate dal permanere dei tassi alti“.