Intervista a Gianluca Cantergiani, capogruppo PD in Consiglio comunale: elezioni, mafia, promesse elettorali e responsabilità i temi trattati

Reggio Focus intervista Gianluca Cantergiani, Capogruppo in consiglio Comunale per il Partito Democratico. 
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Cantergiani, partiamo da una domanda secca: al termine del suo secondo mandato da consigliere comunale, il suo nome risulta fra i papabili alla candidatura a Sindaco di Reggio Emilia per il centrosinistra. E’ vero?
L’unica cosa vera è il fatto che concludo il secondo mandato in Consiglio Comunale. Sono stati anni ricchi, impegnativi, al servizio della città che in questi 10 anni abbiamo visto cambiare sotto tanti punti di vista: economico, sociale, culturale. Non dobbiamo dimenticare un secondo mandato caratterizzato dalla pandemia e contestualmente ricordare che questa città in questo periodo complesso, ha tenuto sia dal punto di vista sociale sia dal punto di vista economico. Per il resto io sono al servizio della mia comunità politica e cercherò di dare il mio contributo affinché si giunga ad una candidatura unitaria e autorevole come merita Reggio Emilia.

Con la vittoria della Shlein, diversi cattolici del PD si sono allontanati. Lei che proviene da quel mondo, cosa ne pensa?
Penso che casa mia è stata fin dall’inizio il PD e tale resterà. Non giudico chi ha fatto scelte diverse che personalmente però non condivido. Il PD non ha bisogno di diaspore che, alla prova dei fatti, hanno poi prodotto ben poco se non fratture e frammentazioni che oggi hanno consentito alle destre di assumere il governo del paese. Troppe “sinistre” non fanno il bene della sinistra.

Cosa significa per lei svolgere il ruolo di capogruppo del Partito Democratico in una città come Reggio Emilia?
In primo luogo ha significato assumere l’onere e l’onore della guida di un gruppo di 16 persone, 16 validissime persone che hanno dimostrato impegno e attaccamento alla Città. La maggioranza di questo gruppo è rappresentata da consiglieri al loro primo mandato e questo ha significato nel mio ruolo, una presenza costante e di accompagnamento soprattutto nelle prime fasi. In questo sono stato certamente facilitato dalla grande preparazione umana, professionale ed anche politica dei miei colleghi a cui va un grande grazie.
Ho cercato di essere al servizio del gruppo, di farlo crescere e soprattutto farlo emergere lasciando sempre spazio. Il capogruppo lavora per il gruppo e non per se stesso. Questo è per me il significato profondo di questo ruolo e spero di essere riuscito ad interpretarlo.

L’amministrazione comunale ha mantenuto tutte le promesse fatte in campagna elettorale? Cosa manca ancora?
Se penso alle linee guida che abbiamo approvato con il DUP ad inizio consiliatura nel 2019, ritengo che il bilancio di fine mandato sia più che positivo. Penso a tutti gli interventi realizzati nell’area Nord della Città, alle infrastrutture (dalla tangenziale di Fogliano alla bretella di Rivalta), il percorso del PUG il nuovo Piano Urbanistico Generale approvato definitivamente poche settimane fa dopo un percorso durato due anni, il PUMS il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile, piani questi che non guardano all’oggi, ma alle prospettive della città per i prossimi 15 anni, l’attivazione del percorso di partecipazione attraverso le Consulte nei quartieri su cui si deve riportare una prossimità che con l’abolizione delle Circoscrizioni, ha avuto difficoltà.

Ogni giorno in città emergono fatti di cronaca, l’ultimo più grave, la morte in stazione di un ragazzo di 18 anni. Cosa sta succedendo a Reggio Emilia?
Un fatto che ha giustamente colpito l’opinione pubblica sia per la dinamica (un omicidio) sia per chi ne è stato vittima. Perdere la vita a 18 anni per niente, perché di questo si tratta, averla persa “per niente”, lascia senza parole e credo che Reggio Emilia si sia trovata di fronte ad un fatto enorme anche se purtroppo Mohamed non è stato il primo.
Ricordo ancora con dolore, Hui Zhou uccisa l’8 agosto del 2019 nel suo Bar a soli 24 anni per ragioni diverse dall’episodio della stazione, ma che hanno scatenato una violenza inaudita.

La politica ha delle responsabilità? Cosa può o deve fare?
Certamente il potenziamento dei controlli nelle zone più critiche della città che deve essere concertato con le forze dell’ordine. Dall’altra parte l’azione sociale e su questo Reggio Emilia non si è certo tirata indietro in azioni mirate verso il disagio e bene ha fatto l’Assessore Marchi a parlare del progetto Reggiane Off che ha portato a soluzione, grazie ad un grande lavoro di rete, la situazione alle Reggiane. Temo infatti che di fronte a episodi di questa portata, la sola repressione non sia sufficiente e per le altre azioni serve tempo, ma sono le sole che in prospettiva posso dare una speranza ed evitare il più possibile episodi come questi. Da questo punto di vista sarebbe d’aiuto il ritorno di progetti Sprar aboliti nel 2018.

Dalle dichiarazioni del Procuratore Paci, la mafia non è ancora debellata, cosa si può fare di più per arginarla?
Purtroppo la mafia non è debellata a livello nazionale e dove c’è una economia in salute i rischi di infiltrazione sono certamente maggiori. A mio avviso, soprattutto a fronte dei progetti finanziati con il PNRR, vanno alzati tutti i livelli di controllo nelle pubbliche amministrazioni, in un lavoro di rete fatto insieme alle Prefetture e alle forze dell’ordine. Lo scambio di dati e informazioni credo sia elemento fondamentale per evitare i rischi di infiltrazione. Poi c’è l’azione civile, il coraggio di denunciare quando si è vittime e lo Stato deve saper proteggere chi ha questo coraggio.

-Marina Bortolani-