Le iscrizioni all’anno scolastico 2024/2025 si sono concluse da poco più di una settimana, ma il confronto e il lavoro congiunto di Scuole, Amministrazione comunale e Ufficio scolastico territoriale si è già avviato, come di consueto, da diverse settimane al fine di monitorare le situazioni critiche e organizzare al meglio il confronto con le famiglie in quelle situazioni, in cui la domanda di servizio scolastico non collimasse con l’offerta disponibile.
Il primo elemento che balza agli occhi nell’analisi dei dati ad oggi disponibili è che il fenomeno di un annunciato calo della popolazione scolastica complessiva (circa 200 bambini in meno nel ciclo primario e circa 100 nel ciclo secondario di primo grado) si sia incrociato in modo evidente con un cambiamento delle richieste delle famiglie, secondo un trend già presente e conosciuto di un aumento di domande per il tempo pieno nella scuola primaria, quest’anno particolarmente significativo sia in città che nel forese.
Il primo effetto tangibile è quindi la saturazione dei tempi pieni esistenti e il rischio di non attivazione di alcune classi prime a tempo normale, rimaste sotto le soglie minime di iscrizioni previste per l’attivazione di una classe e la conseguente e complessa gestione del surplus di domande per il tempo pieno. La nostra città è in prima linea, e non da oggi, sul diritto ad un tempo scuola prolungato, riconoscendo in esso un modello educativo vincente, e non solo un potente strumento di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro delle famiglie.
In questa direzione va l’importante investimento di fondi Pnrr dedicati alla costruzione di 5 nuove sale da pranzo in altrettanti plessi della città, dove il tempo pieno non esiste o andrebbe potenziato. Da tempo stiamo lavorando – con interlocuzioni molto collaborative e quotidiane – con gli Uffici scolastici regionale e provinciale per rappresentare questa situazione, che vede la nostra città in netto svantaggio rispetto a territori limitrofi e che risulta faticosa e non più sostenibile per famiglie e studenti che ogni anno dispongono di un tempo scuola, che oggi non coincide più con i bisogni e che non garantisce quel diritto allo studio e all’apprendimento che solo una scuola aperta oltre le ore 13 può e deve garantire.
Il Comune di Reggio Emilia già da decenni rispetto a molte altre amministrazioni locali italiane si distingue per destinare una consistente parte di Bilancio a proposte educative pomeridiane che mirino anche ad alleggerire i problemi di conciliazione vita-lavoro delle famiglie. Sono 13 i servizi educativi pomeridiani che offrono gratuitamente, a circa 450 bambini e ragazzi dai 6 ai 14 anni, due pomeriggi ulteriori rispetto all’orario scolastico per compiti ed altre attività educative ed espressive di gruppo. Accanto a questi 13 servizi, da circa due anni il Comune ha rinvigorito, ampliato e finanziato una rete di 20 doposcuola organizzati dal privato sociale (cooperative, associazionismo e parrocchie) che offrono, per la stessa fascia d’età, uno o due pomeriggi per compiti ed altre attività aggregative. Con questa politica il Comune offre un tempo educativo extrascolastico a più di 1.000 bambini e ragazzi.
Questa preziosa politica non può e non vuole sostituire la necessità di tempo pieno, essendo differente sia per estensione temporale, sia per continuità, che per struttura.
Dunque non possiamo più essere da soli. Se questo Paese crede nell’importanza della scuola pubblica, nella centralità dell’educazione e dei diritti degli studenti e delle famiglie, oggi è il momento di iniziare a dimostrarlo con azioni concrete e risposte attese da tempo. Reggio Emilia continuerà ad essere impegnata affinché il Ministero possa concedere presto l’attenzione che questo tema merita, permettendo l’attivazione di nuove classi di scuola primaria a 40 ore settimanali nei territori ancora sprovvisti o dotati solo parzialmente di questo servizio cruciale per bambini e famiglie.
L’Amministrazione comunale è impegnata per limitare i disagi di quelle famiglie che non vedranno accolte le loro prime scelte di iscrizione. In alcune zone della città, ad esempio abbiamo già progettato di estendere o potenziare il servizio di trasporto scolastico per agevolare gli spostamenti casa–scuola. E’ previsto, anche per il prossimo anno scolastico, un servizio di ingresso anticipato e uscita posticipata per andare incontro alle esigenze di chi dovesse, suo malgrado, accettare un’iscrizione in un plesso scolastico diverso da quella immaginato in prima istanza. Ma siamo consapevoli che questo sforzo non basta più. Servono politiche pubbliche nazionali e lungimiranti che aiutino gli enti locali ad occuparsi del bene più prezioso di una città: la comunità scolastica.
Un altro dato eclatante che si evince dalle prime analisi sulla composizione delle future classi prime (sia di scuola primaria che secondaria di primo grado) è il forte aumento di bambini con diritti speciali in ingresso a scuola. Questo è un fenomeno che si conferma da circa un decennio e che si è accentuato in questi anni, imponendo, anche alle Amministrazioni locali un impegno rilevante per tutelare i diritti di tutti quegli studenti che necessitano anche di figure educative per accompagnare il loro percorso di crescita e di inclusione. Ma anche su questo non ci sono certezze e supporti nazionali.
Le sfide che questo spaccato ci pone sono molte e complesse: il calo demografico, la trasformazione della domanda scolastica delle famiglie, la complessità dei contesti di classe che aumenta ci impongono di intensificare non solo sforzi ed investimenti ma anche la collaborazione che questa Amministrazione ha saputo in questi anni scambiare e condividere con il mondo della scuola e l’Ufficio scolastico territoriale. Non siamo impreparati alla sfida, il Comune di Reggio Emilia è pronto a sostenerla. Ma chiamiamo il governo a battere un colpo se vuole essere al fianco dei cittadini.
Raffaella Curioni – Assessora a Educazione e Conoscenza del Comune di Reggio Emilia