Corso di pittura e psichiatria: quanto può essere importante per chi ha disagi psichiatrici comunicare le proprie emozioni attraverso il disegno?
L’abbiamo chiesto all’artista Maurizio Romani, noto pittore reggiano che da qualche anno si è trasferito in Abruzzo dove continua a creare un’arte in costante evoluzione apprezzata a livello nazionale ed internazionale.
Nel sud Romani non ha solo radicato la nuova location per le sue creazioni, ma svolge anche un prezioso servizio di volontariato nei confronti di chi ha problemi psichiatrici tenendo un corso di pittura in un rapporto che arricchisce corsisti e insegnante, come lo stesso ha tenuto ad evidenziare.
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Romani, come nasce l’idea di un corso di pittura per malati psichiatrici?
E’ stata un’idea di due psicologhe e uno psichiatra per aiutare chi vive certe problematiche a comunicare ed esprimersi attraverso un’altra forma. Mi chiesero se ero disponibile a tenere il corso con una cadenza bisettimanale e accettai: se nel mio piccolo potevo fare qualcosa mi faceva piacere. Poi il tempo mi ha fatto capire che ho imparato io stesso tantissimo.

In che senso?
Nel senso che sono persone che sanno comunicare emozioni che non sono le solite conseguenti magari da quanto vede l’occhio, ma emozioni che si creano nel rapporto con le persone. Quindi ho visto il mondo da una prospettiva totalmente diversa, anche nei confronti con i genitori, cogliendo sfumature che non avevo mai considerato prima. Spesso hanno genialità ed emozioni che comunicano con immediatezza attraverso il disegno: più di una volta mi hanno lasciato spiazzato e fatto riflettere. E così anche la mia arte si è inevitabilmente modificata ed è in continua evoluzione.

Può farci un esempio di immediatezza delle emozioni tradotte attraverso il disegno?
Ce ne sarebbero diversi. Le racconto questo: un giorno un ragazzo ha disegnato su un foglio una grandissima riga nera con la centro una palla gialla e a destra e a sinistra due linee con sopra un triangolo capovolto. Rappresentava il momento serale insieme alla madre mamma mentre mangiavano un gelato seduti su una panchina sotto un lampione, cosa che effettivamente fanno spesso. Nell’immediatezza del disegno astratto c’era tutto: la sera, il lampione, la panchina, le due persone, il cono gelato e l’emozione della serenità.

Immagino che sia importante anche per loro l’opportunità di disegnare insieme a un maestro.
Sì, certo, e anche per i loro genitori., infatti spesso sono accompagnati dalla madre che partecipa al corso. Ma vede, al di là del disegno, è importante anche per il momento sociale e di condivisione che si crea, perché viviamo in una società che tende a emarginarli, facendo finta che non esista il problema e le famiglie vengono abbandonate a sé stesse. Di conseguenza diventano persone troppo spesso isolate, ai margini: se non avessero questi momenti, non potrebbero socializzare e condividere momenti di vita, cosa che fanno invece durante il corso, quindi c’è una doppia valenza.

Alla base rimane comunque l’importanza della così detta “Arteterapia”?
E’ una definizione che sta andando molto di moda, ma non mi esalta particolarmente. Diciamo che un corso di disegno può essere una valida terapia per chi soffre di disagio mentale.

Riferendosi ai suoi corsisti speciali parla di “disegno”, più che di “pittura”…
Sì, perché per loro la pittura sarebbe troppo complicata: troppi colori, l’attesa del colore che si asciuga, la composizione…loro vivono una velocità diversa, e nel disegno c’è quell’immediatezza congeniale per certe menti, tanto che poi non sentono nemmeno il bisogno di esprimersi con le parole, perché quello che hanno da dire lo comunicano appunto attraverso il disegno.

Ciò che hanno disegnano ha avuto un’evoluzione durante il periodo del corso?
Sì, sono cambiati moltissimo, ma anche ciò che disegnano le madri. Hanno di certo appreso delle tecniche, ma poi, ciò che traducono dipende dalle emozioni che esprimono e sono quindi in continua evoluzione. Non a caso psicologi e psichiatri stanno studiano con molta attenzione i loro disegni perché appunto esprimono cose importanti.

Se dovesse descrivere in poche parole la differenza fra il pittore e i corsisti speciali?
Il pittore racconta, loro esprimono. Sono dei puri, senza filtri, una cosa straordinaria.

Marina Bortolani