Il profeta Isaia, San Giovanni Battista e la Vergine Maria: questi i tre testimoni che devono accompagnare il credente nell’Avvento 2024, perché incarnano rispettivamente tre fondamentali valori: fede, umiltà, grazia.
Lo ha sottolineato l’arcivescovo Giacomo nel pomeriggio di domenica 1 dicembre in cattedrale nel corso del ritiro spirituale da lui guidato in Cattedrale, all’inizio del nuovo anno liturgico, per le aggregazioni e i movimenti ecclesiali. L’incontro è stato introdotto da don Daniele Casini , assistente diocesano di A.C., che ha sottolineato che l’iniziativa con il vescovo intende ulteriormente alzare il livello della formazione spirituale, la conoscenza e la comunione tra le associazioni.
Profondità e semplicità nel contempo, chiarezza espositiva, ampio riferimento ai testi biblici e ad autori moderni, empatia, stile colloquiale hanno contraddistinto le due meditazioni dell’arcivescovo Giacomo; l’auspicio è che diventino presto un testo magisteriale da diffondere, studiare e analizzare a livello associativo.
Muovendo dalla lettera di San Paolo agli Ebrei, un’omelia rivolta ad una comunità cristiana delle origini che già si stava raffreddando, in cui già si avvertiva un’interna necrosi della fede, mons. Morandi ha insistito sul valore e l’importanza di quanti “per fede” avevano già dato testimonianza al Vangelo; tema da lui ripreso anche nell’ultima lettera pastorale proponendo figure esemplari di cattolici reggiani.
Il profeta Isaia, il primo dei tre testimoni proposti, nel suo libro ha sempre insistito sulla fedeltà di Dio alle sue promosse, quindi a non avere paura anche in contesti difficili e di pericolo. Anzi il momento della prova è proprio la verifica della propria fede, che ha come effetto nel credente di assicurare stabilità e solidità; quindi non può essere oscillante. Lo stesso termine “amen” tante volte ripetuto nella celebrazioni e nelle preghiere significa proprio: restare saldo.
Stabilità nella fede e perseveranza nell’affidamento a Dio oggi diventano difficili. La paura si sta impadronendo dei credenti, date le difficoltà sempre crescenti? La Chiesa non può essere paurosa, né la comunità cristiana timorosa a dare testimonianza della propria fede. Occorre un serio esame di coscienza, saper leggere alla luce della fede questo tempo, verificare se si ha paura proprio a causa della scarsa qualità della propria fede.
Il Battista, contraddistinto dalla parola tagliente, non era certo seguace di mode e di diete – come lo descrive il Vangelo; addita anche ai suoi discepoli di seguire il Cristo “l’agnello di Dio”; interpreta pienamente la virtù dell’umiltà. Una dimensione fondamentale anche nella vita ecclesiale; al riguardo mons. Morandi ha stigmatizzato il “protagonismo” che non è infrequente anche nella Chiesa.
Infine la figura di Maria che – come nel Vangelo dell’Annunciazione – mostra che la vita si svolge sotto uno sguardo di grazia e si entra a far parte del progetto di Dio. L’impegno ecclesiale dell’evangelizzazione, ha proseguito mons. Morandi, è la conseguenza dell’amore ricevuto. Nonostante le difficoltà, la scomparsa di solidi punti di riferimento, la crisi di valori, i momenti bui, la fede sostiene in un progetto di vita teso alla realizzazione del Regno di Dio.
Il ritiro è stato chiuso dalla con celebrazione eucaristica.
Giuseppe Adriano Rossi