“Un angelo consolatore”: così l’arcivescovo Giacomo ha definito padre Daniele da Torricella nell’omelia della solenne concelebrazione vespertina presieduta domenica 14 dicembre nella chiesa dei Cappuccini in occasione dell’80° della morte del religioso, apostolo dei malati e dei poveri, dichiarato dalla Santa Sede venerabile.
Le difficoltà non lo hanno mai fermato; presso gli Ospedali – Piacenza, Modena e Reggio – era un cappellano infaticabile, sempre in corsia: e poi nella case a visitare gli ammalati.
Ma da dove riceveva tanta energia? Quale la sorgente del suo ministero? Era la preghiera: padre Daniele è stato un contemplativo. La dimensione orante, l’Eucarestia erano la fonte a cui attingeva quotidianamente; non dimenticava mai la roccia da cui era stato tratto. Ha veramente esercitato il ministero della consolazione
E poi il ministero ininterrotto nel confessionale; è stato consigliere spirituale assai ricercato e apprezzato.
Con riferimento alle letture proposte dalla liturgia mons. Morandi ha sottolineato che il Bambino annunciato dal profeta Isaia faceva paura ai potenti come Erode, e non ha neppure trovato posto nell’albergo; ma il suo nome – e qui un efficace inciso — costituisce oggi un problema anche nelle canzoni natalizie.
Certamente a padre Daniele non sono stati risparmiati nel convento giudizi severi, taglienti; ma ha saputo disattivare con grande consapevolezza le critiche attraverso la sua grande umiltà disarmante che assimila a Cristo. “Mea maxima poenitentia est vita communis”, ebbe a scrivere il gesuita San Giovanni Berchmans. Lo stesso padre Daniele diceva “Siamo degli stracci non per i mobili, ma per i nascondigli più brutti e poi si buttano via”. Altre sue doti sono state la mitezza, l’obbedienza, la forza di volontà, lo zelo per le anime, lo spirito di sacrificio. In lui si riflettevano tutte le virtù in modo eccezionale, sottolineò padre Bonaventura da Pavullo.
Padre Daniele è stato con madre Giovanna il fondatore delle Missionarie Francescane del Verbo incarnato, presenti alla celebrazione assieme alla superora generale suor Fátima Godiño.
Introducendo la liturgia padre Lorenzo Volpe, vicepostulatore della causa di beatificazione, ha sottolineato come la celebrazione costituisca il vero “memoriale”, cioè il rendere attuale, viva, presente e reale la vita, il pensiero, la fede e la carità di padre Daniele, che mons. Morandi nella lettera pastorale “Fossero tutti profeti nel popolo del Signore” indicava come un delle figure profetiche vissute in diocesi, definendolo “apostolo infaticabile tra gli ammalati e i sofferenti; consigliere spirituale sapiente e illuminato”. Dopo aver ricordato il convegno dell’ottobre scorso sul ruolo svolto da padre Daniele per l’assistenza spirituale dei malati, padre Lorenzo ha aggiunto: dobbiamo impegnarci a riscoprire la figura di padre Daniele a tutto tondo, un santo di casa nostra a cui forse non abbiamo dato sufficiente importanza.
Al termine della liturgia l’arcivescovo Morandi e ci concelebranti si sono recati presso il sepolcro dove dal 1955 riposa padre Daniele per la recita della preghiera di beatificazione.
Giuseppe Adriano Rossi


