La missione di Apeintolim in Uganda, dove da anni svolge il suo generoso ministero il missionario reggiano padre Marco Canovi, è stata eretta in parrocchia sotto il titolo della “Sacra Famiglia”; appartiene alla diocesi di Moroto nel distretto di Napak – Karamoja.

Rientrato nei giorni scorsi nel Paese africano, il missionario comboniano, da oltre 50 anni in Uganda, ha celebrato la Santa Messa nella nuova comunità sottolineando che la nascita della parrocchia “ha conferito quell’identità attesa da anni”.

Così scrive agli amici dell’Associazione vianese “Aiutiamo il mondo di padre Marco” circa lo stato d’animo dei suoi parrocchiani: “sono felici e grati perché sono usciti dall’anonimato. Pensano che questo abbia valore anche presso i razziatori che si sono serviti di questo corridoio per le loro scorribande nelle tribù vicine, e capaci di distruggere e bruciare quanto poteva ostacolare la loro libertà e segretezza di movimenti. Questa sicurezza la dobbiamo molto a voi, che ci avete aiutato a creare strutture permanenti e diffuse. Non ci sembra vero aver guadagnato questo rispetto per le nostre vite e le nostre cose. Ancora questa garanzia ci dona speranza che quanto fatto e quanto faremo resterà patrimonio anche per gli anni a venire”.

Padre Marco sottolinea che ora i figli non sono costretti a fuggire, ma “possono, anche se solo sotto una pianta, imparare a leggere e scrivere e crescere uniti al resto del mondo. Sotto questo aspetto di formazione vorremmo poteste pensare al miracolo dei container attraverso i quali, attrezzi vostri , sono ora in questa terra, nelle mani di questa gente, per creare quello che non avevano mai visto”

Il missionario comboniano così conclude: “non possiamo tralasciare di ringraziarvi perché ci avete portato anche una sapienza e luce nella nostra vita portandoci il Crocifisso e tutto quello che significa. Il clan si è un po’ dissolto, cresce più forte e solida la famiglia. Per questo abbiamo voluto la Sacra Famiglia come nostra protettrice e guida. Sappiamo che anche per voi la famiglia era cosa grande e sacra. La preghiera che riusciamo a fare, le invocazioni di aiuto che riusciamo a mandare al Cielo, non vi escludono, ma vi hanno presenti, come parte di noi”.

g.a.rossi