Carismatico, autorevole, coraggioso, competente e schietto. Sono solo alcuni dei tratti del Magistrato Antimafia Dott. Roberto Pennisi, ieri in città all’Hotel Posta invitato dall’Associazione Costituzione Civica, che hanno incantato il pubblico rimasto ad ascoltarlo per due ore in religioso silenzio.
In sala, anche esponenti di Fratelli d’Italia (il coordinatore cittadino Marco Eboli), Italexit (il coordinatore regionale Daniele Valentini) e Partito Democratico (Marcello Moretti, membro della direzione provinciale con delega alla Giustizia) che al termine dell’incontro sono intervenuti ciascuno con una propria domanda.
Per anni Sostituto Procuratore della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, Pennisi ha trascorso un periodo fra 2011 e 2013 a Bologna, svolgendo la funzione di magistrato applicato dell’inchiesta Aemilia sul radicamento della ‘Ndrangheta nel territorio emiliano.
Il Dott. Pennisi, che durante la sua carriera ha mandato all’ergastolo più mafiosi di ogni altro magistrato italiano, nei mesi scorsi è balzato alle cronache nazionali e locali per le dichiarazioni rilasciate alla testata giornalistica nazionale “Il Giornale” in merito ad alcune scelte avvenute all’interno dell’inchiesta Aemilia; dichiarazioni successivamente riprese da numerosi media con interpretazioni anche diverse e che hanno creato subbugli a Reggio Emilia e non solo, con tanto di interventi di magistrati, politici, Ordine degli Avvocati, sindaco Luca Vecchi ecc.. Da registrare l’assenza al convegno proprio di chi aveva in precedenza commentato pubblicamente la vicenda.
Non si è sottratto invece Pennisi, che acceso il motore dell’auto a Montecatini, si è recato a Reggio Emilia per chiarire di persona, rispondendo alle libere domande sottoposte: “Parlavate di me? Volete conoscere il mio (vero) pensiero? Eccomi qui”: la sostanza dell’incipit del Magistrato Antimafia al convegno è stata proprio questa, con una punta di amarezza evidenziando “il disagio nel trovarmi qui per le dichiarazioni rese alla stampa dopo 45 anni passati all’insegna dell’obbedienza cieca alla regola dell’azione muta, ma qualcuno perseguiva scopi che non corrispondevano alla volontà di rappresentare il mio pensiero ”.
Da lì è un fiume in piena e, prima ancora di attendere la domanda specifica, chiarisce subito: “Sono stato frainteso, nessuno mi impedì mai di indagare. Nel 2011 mi fu chiesto dal Procuratore di Bologna Roberto Alfonso di lavorare a Bologna per vedere se su alcuni fatti si potevano ravvisare gli estremi del 416 bis: accettai e mi impegnai quindi su questo dal 2011 al 2013. Passati i due anni delle indagini, emersero gli elementi poi alla base delle richieste di rinvio a giudizio in ‘Aemilia’. Dopo quel biennio, la mia applicazione scadeva automaticamente. Chi ha esaminato quegli elementi o non ha condiviso la mia valutazione, o li ha sviluppati senza che io lo sapessi o ha ritenuto che fossero fatti di competenza non della Dda, ma della Procura ordinaria”.
Alla domanda se l’indagine del processo ‘Aemilia’ sia stata fatta in modo approfondito, Pennisi ha risposto che “Non è mai stato raggiunto un risultato paragonabile a quello della Procura di Bologna. Neppure a Milano sono mai stati fatti accertamenti come quelli di Bologna su struttura militare e imprenditoriale dell’associazione mafiosa”.
Le critiche, che sono anche un monito attuale, il magistrato antimafia le rivolge ai politici in generale e alla città: “ Una delle cose più vergognose che ho visto durante le indagini di Aemilia fu la contestazione al Prefetto: non tutta la politica si affiancò a lei” (ndr, una delegazione di amministratori si recò a suo tempo di persona dal Prefetto De Miro esprimendo perplessità per quelli che venivano considerate eccessive attenzioni nei confronti di certi lavoratori del settore edile originari della Calabria e di Cutro). “Quando qualcuno si schiera contro la mafia va affiancato anche se tocca gli interessi degli amici, perché la difesa della legalità avvantaggia tutti”.
“Gli eletti dai cittadini -ha rimarcato Pennisi- non possono dialogare con i mafiosi. E se affermano di non sapere che erano mafiosi o che avevano partecipato a una cena ignari di essere seduti al medesimo tavolo con i mafiosi, allora suggerirei loro di cambiare mestiere”.
A chi sui media l’ha criticato per aver esternato troppo tardivamente il lavoro svolto nel nostro territorio negli anni in cui era applicato all’indagine Aemilia, Pennisi, armato di fogli, li sventola al pubblico e ne legge alcuni stralci. Righe nelle quali già nel 2013 veniva illustrato nero su bianco l’allarme mafia tra Reggio e Modena spiegandone dettagliatamente le ragioni. L’autore è lo stesso Pennisi: “Documenti già pubblici allora, rinvenibili online. Bastava cercare, ma nessuno lo fece”.
Il Magistrato, noto anche per le inchieste condotte in ambito ambientale, dove la criminalità organizzata trova un terreno sempre più fertile, ha esortato a fare attenzione ai “professionisti dell’antimafia, ovvero coloro che la disegnano per fuorviare gli interessi dei cittadini”. “Quando si parla di gestione di rifiuti si cade nel gioco dei professionisti dell’antimafia: la mafia con il traffico di rifiuti non c’entra. Questo fa capo a centrali economico-finanziarie che per evitare i costi del corretto smaltimento si rivolgono alla mafia. Il termovalorizzatore è l’arma micidiale contro il traffico illecito di rifiuti, perchè toglie dalla circolazione quella parte oggetto di illegalità. Quindi, i migliori amici dei trafficanti di rifiuti, sono coloro che si schierano contro i termovalorizzatori”.
Il Dott. Pennisi ha inoltre evidenziato come la politica conti sempre meno per i mafiosi: “Un tempo si rivolgevano alla politica, oggi non ne hanno più bisogno perchè trattano direttamente con l’alta finanza”.
Infine un elogio al Procuratore Paci che nei giorni scorsi ha invitato i reggiani a non fare affari con la mafia, riscontrando il fatto che a Reggio Emilia affari leciti e illeciti vanno troppo spesso a braccetto: “Paci, ha avuto il coraggio di dire cose molto pesanti, onore a lui”.
Il convegno si chiude fuori tempo massimo, dinnanzi a un pubblico che avrebbe continuato ad ascoltare Pennisi per ore.
Grazie all’iniziativa promossa da Associazione Costituzione Civica (rappresentata al tavolo dall’Avv. Erica Romani e alla quale aderiscono trasversalmente cittadini a cui sta a cuore il tema della legalità e i principi della Costituzione Italiana) è stato aggiunto un tassello in più non solo per quanto riguarda la corretta interpretazione delle dichiarazioni rilasciate dal Magistrato Antimafia, ma anche una importante lectio a 360 gradi di cui farne tesoro tutti, per il bene della città, del territorio e di una Giustizia con la G maiuscola che il Dott. Pennisi da sempre rappresenta egregiamente.
-Marina Bortolani-
(Foto di Fabio Zani)