Lo scorso 13 ottobre il Consiglio comunale ha approvato il Bilancio Ambientale del Comune di Reggio Emilia, documento che la Giunta ha presentato come strumento utile a monitorare la qualità ambientale urbana e come testimonianza dell’efficacia della propria azione politico-amministrativa.
A una lettura attenta, il Bilancio Ambientale si rivela piuttosto come un rapporto descrittivo con le serie storiche di alcuni indicatori – ad esempio il numero di alberi piantati o il numero di posti auto nei parcheggi – accompagnate da valutazioni qualitative dei trend del tipo “positivo”, “negativo” o “intermedio”. Manca completamente una quantificazione economica e ambientale delle azioni intraprese, elemento imprescindibile per valutare l’efficacia di una politica pubblica.
Per avere un vero bilancio non basta sapere ad esempio quanti alberi sono stati piantati, ma è necessario conoscere l’effetto ambientale in termini di riduzione della CO₂, il costo sostenuto dalla collettività e l’effetto di compensazione nei riguardi dell’aumento di CO2 avvenuto nel contempo sul territorio per nuovi insediamenti produttivi, commerciali o residenziali.
Particolarmente deludente è poi il capitolo dedicato a “Pianificazione territoriale e sostenibilità”. Qui si parla genericamente di artificializzazione del suolo, con dati parziali e fermi al 2020, senza che vi sia alcuna valutazione dei costi ambientali associati al consumo di suolo. Eppure esistono metodologie consolidate per quantificare il valore economico dei servizi ecosistemici che il suolo garantisce e che vengono irrimediabilmente persi con la sua cementificazione. Nel report annuale dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale) presentato il 24 ottobre di quest’anno tali costi sono stati quantificati per il 2024 in 9, 6 miliardi di Euro, mezzo miliardo in più rispetto al 2023 e in linea con la drammatica crescita del 15% del consumo di suolo, per altro in buona parte in aree a rischio idraulico.
Le dichiarazioni strategiche inserite nel Bilancio Ambientale appaiono poi generiche, prive di concretezza e spesso contraddittorie. Mentre si celebra il Piano per realizzare nuove microforeste in città, azione di per sè certamente positiva, si autorizza la distruzione di un bosco maturo di quattro ettari nel quartiere Ospizio, con 492 alberi ad alto fusto, sottobosco sviluppato e una biodiversità già consolidata. Distruggere oggi un’area a così alto valore ecologico significa annullare decenni di benefici ambientali già disponibili, contraddicendo nella sostanza i principi che la Giunta dice di voler perseguire. In conclusione, il Bilancio Ambientale del Comune, così com’è, non è uno strumento di di valutazione dell’efficacia dell’azione politica in campo ambientale, ma un esercizio descrittivo privo di rigore analitico e di trasparenza valutativa. Se si vuole davvero rispondere alle sfide della sostenibilità, occorre partire da dati chiari e obiettivi misurabili per dimostrare coerenza tra dichiarazioni e atti concreti.
“Ma è un vero bilancio ambientale?”: i dubbi del movimento Ecologia Integrale Reggio Emilia
Anna Cacciavillani per
Ecologia Integrale RE



