Azio Sezzi, CNA Reggio Emilia: “Chiediamo alle banche chiarezza per rendere concreti i contenuti del Protocollo d’intesa firmato nel 2023”
Nonostante una ricerca del 2022 posizioni l’Italia al terz’ultimo posto in Europa nell’uso di carte di pagamento (davanti solo a Romania e Bulgaria), è in costante aumento la propensione degli italiani a utilizzare sistemi di pagamento alternativi al contante, basti pensare che l’Italia è il Paese europeo con la maggiore presenza di terminali POS (oltre 3,6 milioni). Anche una nota del Politecnico di Milano segnala come il volume d’affari degli innovative payments abbia raggiunto nel 2023 la cifra di 444 miliardi di euro, con un incremento del 12% rispetto all’anno precedente.
In questo contesto si colloca il Protocollo d’intesa per “la mitigazione, la maggiore comprensibilità e comparabilità dei costi di accettazione di strumenti di pagamento elettronici” sottoscritto il 27 luglio 2023 da Associazione Bancaria Italiana, Associazione Italiana Prestatori Servizi di Pagamento, CNA, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti.
Il Protocollo, che alla fine di questo mese sarà sottoposto ad una valutazione ex post dell’impatto dell’introduzione delle misure previste, nasce con “l’obiettivo di promuovere ulteriormente la digitalizzazione, la modernizzazione e la concorrenza dei servizi a pagamento, di semplificare e rendere maggiormente chiare, comparabili e intellegibili le informative contenenti i costi delle transazioni con carte” e “a contribuire alla mitigazione dei costi con il pagamento con carte presso gli Esercenti”.
Per un approfondimento della materia, CNA Reggio Emilia ha svolto un’indagine presso un panel di oltre sessanta imprese associate – appartenenti a diversi settori, quali il commercio al dettaglio, la somministrazione di alimenti, la riparazione di auto, l’acconciatura, lavanderia ed altri – focalizzata sulle commissioni applicate dai loro fornitori in riferimento all’utilizzo del bancomat e delle carte di credito.
Due premesse. La prima, di carattere generale, è che a fronte di una sempre più significativa crescita dell’utilizzo dei pagamenti elettronici non si devono scaricare i costi sulle attività economiche. La seconda, di carattere tecnico, riguarda la complessità della materia e la consapevolezza che le condizioni economiche devono essere contestualizzate (volumi delle transazioni, numeri delle transizioni, ad esempio) e viste nella loro completezza (commissioni ma anche canoni mensili, spese di attivazione del POS e così via).
Ciò detto, l’indagine mostra in modo inequivocabile l’estrema eterogeneità delle condizioni attuate dai diversi Istituti di credito/operatori ma anche all’interno delle stesse banche.
La commissione percentuale su operazioni Pagobancomat va dallo 0.12% al 2.00%, con una media dello 0,69%, mentre sulle carte (prendendo in esame Mastercard e VISA) dallo 0.46% al 2.00%, con una media dell’1,20% e dunque con variazioni estremamente significative.
Non è intenzione dell’indagine stabilire delle graduatorie di merito tra gli istituti di credito o tra i prestatori di servizi di pagamento (nella nostra indagine ne sono coinvolti una decina).
Il duplice obiettivo è un altro.
Da un lato lanciare un messaggio alle imprese di verificare con attenzione le attuali condizioni e le proposte che ricevono, pretendendo informazioni chiare e confrontabili, così da operare scelte oculate ed efficaci. Dall’altro un invito agli istituti e agli operatori a garantire la massima trasparenza, in termini di comprensibilità e comparabilità, delle loro offerte, così da riprendere e dare concretezza allo spirito e ai contenuti del Protocollo, sottolineando come alcune imprese ci abbiano segnalato casi di “resistenza” da parte di Istituti di credito/operatori a fornire con tempestività le informazioni richieste.