I 50 anni di intenso legame tra Reggio Emilia e Munyaga in Rwanda, grazie all’intuizione e all’impegno di due fratelli: padre Tiziano e don Luigi Guglielmi sono stati celebrati sabato 12 ottobre a San Bartolomeo, parrocchia in cui ha svolto il suo ministero don Candido Bizzarri.
Questa “liaison” ha un nome: Gruppo Rwanda padre Tiziano ODV; e centinaia di protagonisti: i volontari, i “campisti”, che in mezzo secolo si sono recati nel Paese africano a costruire preziose strutture e soprattutto a condividere tempo ed energie con la popolazione, e i tantissimi che in questi decenni hanno assicurato il loro sostegno economico a questi progetti.
Nel pomeriggio di sabato si sono ritrovati 120 volontari e i benefattori, certo per “fare memoria”, per commemorare un cinquantenario – data importante per un’associazione -, per fare bilanci, per un gioioso rivedersi, ma soprattutto per prendere nuovo slancio per altri progetti ed iniziative.
L’incontro si è aperto con la proiezione di un video ispirato al libro di Don Luigi Guglielmi “La collina di Munyaga” sulla figura di Padre Tiziano e la nascita del Gruppo.
Nel suo indirizzo di saluto il presidente Claudio Fantini ha ripercorso brevemente i progetti realizzati a Munyaga: dal centro di sanità Padre Tiziano al centro scolastico Aurora Giovannini, alla casa per i volontari e le suore, alle coltivazioni agricole, ai pozzi per l’acqua. Inoltre ha dato lettura del messaggio dell’Arcivescovo Morandi.
Mons. Jean Marie Vianney Twagirayesu – vescovo di Kibungo, diocesi in cui si trova Munyaga – ha evidenziato la significativa coincidenza della celebrazione di questo “giubileo” col mese missionario e si è detto colpito dallo scambio reciproco di esperienze tra Reggio Emilia e Munyaga, una bella testimonianza per ricordare che tutti i cristiani sono missionari. Il vescovo ha poi avuto nella giornata di lunedì 14 ottobre un incontro con l’arcivescovo Giacomo Morandi.
Suor Noella, superiora delle suore Bernardine presenti a Munyaga ha ringraziato per l’impegno e la collaborazione,sottolineando il dinamismo di carità e solidarietà che ha con piacere scoperto nell’incontro col Gruppo.
Suor Bea, 89 anni ben portati di cui 64 trascorsi a Munyaga, ha espresso vivo apprezzamento per questa indimenticabile giornata indimenticabile, ma soprattutto ha voluto condividere la gioia dell’incontro di tanti amici che sono passati da Munyaga e di cui conserverà sempre il ricordo. Dalle sue parole si è evinta la profonda nostalgia per il paese africano, che è nel suo cuore. Ha espresso grande gratitudine ai volontari e benefattori, invocando su tutti la benedizione del Signore.
Introdotta dal moderatore Sergio Calzari, è arrivata una bellissima “sorpresa”, la consegna da parte di don Evangelista Margini a nome della parrocchia di Novellara delle riflessioni manoscritte di don Candido Bizzarri sul Gruppo Rwanda, ritrovate riordinando il suo studio. Don Candido è stato parroco di Novellara dal 1999 al 2021 ed è stato presidente del Gruppo.
Simon, referente del Gin Rwanda, ha ringraziato per le opere realizzate a Munyaga e per il grande cuore mostrato a tutta la popolazione della collina e ha definito la scelta di venire da lontano per aiutare persone sconosciute: l’essenza dell’amore.
Padre Thomas, giovane sacerdote ruandese, in Italia per studio, dopo aver collaborato traducendo in italiano gli interventi degli ospiti ha formulato un cordiale augurio ai “reggiani dal cuore grande”, confermando che progetti portati avanti in Rwanda sono molto apprezzati dalla comunità diocesana di Kibungo.”La Madonna vi accompagni!” ha concluso.
Il significato di questi 50 anni di attività- ha sottolineato Paola Campo – si può sintetizzare con il sottotitolo del libro di don Gigi Gugliemi”La Collina di Munyaga: storia di un missionario, di un gruppo di amici e di un progetto.
Un missionario: in un periodo in cui la missione era totalmente affidata a congregazioni religiose con quella specifica vocazione e i missionari vivevano a lungo in terre lontane, quando la partenza nel 1967 di una equipe missionaria con sacerdoti diocesani, suore e laici era cosa eccezionale, la scelta di P. Tiziano di invitare in Rwanda giovani amici ha rappresentati una novità …profetica.
Un gruppo di amici: inizialmente e fino ad una quindicina di anni fa chi partecipava ai campi restava poi nel gruppo e condivideva con esso non solo l’attività in Rwanda ma una vera amicizia. Ancora oggi un gruppo di … vecchi amici accoglie i giovani e li prepara e accompagnano nell’esperienza dei campi di lavoro, pur consapevoli che poi cambieranno per fare altre esperienze.
Un progetto: Paola Campo ha invitato a non pensare oggi ai singoli progetti, ma al “progetto dei campo di lavoro come occasione di conoscenza, condivisione, conversione”. Un modello che poi si è diffuso in diocesi.
Quali le prospettive? Continuare a camminare, sempre più legati alla diocesi, nello stesso spirito, come raccomandava lo stesso don Guglielmi. Infatti, i campi di lavoro sono ora numerosi nella diocesi di Reggio Emilia-Guastalla, promossi annualmente attraverso l’evento di presentazione Estate in Missione.
Ha testimoniato Luisa Stefani, appartenente al primo gruppo di “campisti” del 1974: Prosit, scrisse don Candido su Rwandanziza, ovvero il diario speciale di un gruppo speciale in occasione del convegno a Marola del 3 ottobre 1999 per il XXV di presenza del Gruppo Padre Tiziano in Rwanda. Così è stato. E don Luigi Guglielmi, sempre sullo stesso Diario scritto dal gruppo che si recò per la prima volta presso la missione di padre Tiziano nel 1974, appena tornati a Masone subito dopo il rientro scrisse: A questo punto ci auguriamo soltanto che questo sia l’inizio di un lungo discorso: il primo capitolo di un libro che non finiremo mai di scrivere. La nostra esperienza rwandese risulterà valida solo se ci sarà un seguito di impegno forte per dare un volto al nostro essere gruppo, alla nostra amicizia e per dare un aiuto solido e vero alla gente che abbiamo conosciuto. E Luisa Stefani ha aggiunto: “Oggi possiamo festeggiare il 50° anniversario del Gruppo e del suo impegno per il Rwanda: continuità di presenza di tante persone, per lo più giovani, attività di sensibilizzazione, di progettualità, di raccolta fondi necessari per la realizzazione di tanti progetti”.
Nella sua testimonianza Giulio Prati, che è stato una dozzina di volte come volontario a Munyaga tra il 1983 e il 2020, ha esordito: “Cosa mi sono portato a casa da questi viaggi? Senz’altro la certezza che siamo tutti fratelli. Nel giugno-luglio 1993 Claudio Fantini chiede la mia disponibilità nel mese di agosto per riprendere i lavori per la costruzione della casa dei volontari. Le fondazioni erano state fatte da diversi mesi e per chi è del mestiere non porta bene sospendere i lavori per troppo tempo. Politicamente la situazione non era troppo chiara, dalla Tanzania il Fronte Per La Liberazione Ruandese faceva qualche incursione oltre confine per cui già c’erano diversi campi profughi ma niente lasciava pensare a quanto poi successo nel ’94. Mi consulto in famiglia e ottengo il benestare. Ad agosto arriviamo a Munyaga e con Silvano e gli altri volontari tracciamo i muri sulle fondazioni ed iniziano i lavori”.
Ricorda poi che un sabato, dopo aver assistito ad una partita di calcio tra due squadre locali, vede due bambine che sembrano la copia delle sue figlie:”Nostro Signore non poteva essere più chiaro, se volevo capirla. Ecco allora il “fratelli tutti”, anzi nel mio caso un legame ancora più forte: siamo padri e madri. Ecco perché ogni volta che mi si chiede un aiuto per Munyaga non riesco a dire di no, perché sarebbe come rifiutare un favore ai nostri figli. E allora ringrazio il Rwanda e il Gruppo Rwanda Padre Tiziano che mi hanno fatto vivere questa ed altre belle esperienze”.
Quindi un giovane volontario, Damiano Ferrari,ha prospettato le motivazioni della sua esperienza in Rwanda, sottolineando quanto i Rwandesi possono insegnare a chi partecipa ai campi circa la socialità e la vita comunitari nonché il rapporto particolarmente autentico con la terra e la natura,
La celebrazione del cinquantenario è stata conclusa dalla Santa Messa presieduta dal vicario generale mons. Giovanni Rossi in rappresentanza dell’arcivescovo Morandi e concelebrata dal vescovo di Kibungo, da don Marco Ferrari vicario episcopale pe la carità e le missioni, dal ruandese padre Thomas e dal francescano padre Mauro Bocchi; all’altare erano i diaconi Antonio Codeluppi e Carlo Prati.
Nell’omelia mons. Rossi ha sottolineato come i presbiteri reggiani attivi nel Gruppo abbiano abbandonato tutto per servire il Signore nel prossimo e soprattutto nei piccoli e nei poveri. Inoltre ha sottolineato la centralità dell’Eucarestia nella vita del cristiano che porta al dono gratuito di sé; e ha evidenziato la preziosità del servizio offerto dal Gruppo Rwanda, segno per la comunità cristiana reggiana. Occorre lasciarsi amare dal Signore e accogliere il suo amore e rilanciare lo slancio missionario; la celebrazione della ricorrenza del cinquantesimo deve fare germogliare nuovi frutti,
La serata è stata conclusa dalla cena e dal tradizionale taglio della torta con il brindisi augurale.
Giuseppe Adriano Rossi