Quarantacinque anni or sono, il 6 luglio 1979 in Rhodesia, l’attuale attuale Zimbabwe, la dottoressa Luisa Guidotti Mistrali, laica consacrata, formatasi nell’Azione Cattolica ed appartenente all’Associazione Femminile Medico Missionaria veniva uccisa da una raffica di mitra dopo aver accompagnato una partoriente a rischio: l’ambulanza su cui viaggiava era stata fermata ad un posto di blocco dell’esercito governativo.
Nata a Parma il 17 maggio 1932 e laureata in medicina a Modena nel 1960, Luisa decise di dedicarsi alla cura degli ammalati nelle missioni e venne assegnata all’Ospedale”All Souls” di Mutoko, una città estremamente povera. Era impegnata anche per l’educazione sanitaria di quelle popolazioni e si occupò anche dei lebbrosi.
Trascorse gli anni giovanili a Fabbrico, dove la madre possedeva il castello e a Reggio Emilia tra il 1945 e il 1950; abitava in via Secchi n. 40 e frequentava la parrocchia cittadina di San Giacomo. Qui partecipava intensamente alle attività delle Giovanissime di Azione Cattolica. Questo periodo è stato diffusamente ricordato da Augusta Rapaggi e Maria Grazia Tagliavini nel volume edito per il 50° di sacerdozio di mons. Pietro Iotti.
Nel 1976 venne arrestata dalla polizia rhodesiana con l’accusa di aver curato un ragazzo, presunto guerrigliero, rischiando la condanna a morte per impiccagione. Fu assolta per le forti pressioni esercitate dalla Santa Sede e dal governo italiano; tornò al lavoro nel suo ospedale, incurante dei pericoli e rifiutando di prendere ogni precauzione.
Al nome di Luisa Guidotti Mistrali è intitolato l’ospedale di All Souls; un cippo reca inciso questo versetto del Vangelo di San Giovanni: “Nessuno ha un amore più grande di questo, dare la vita per i propri amici”.
Nel 1988 l’arcivescovo di Modena fece traslare la sua salma nel Duomo e nel 1966 veniva avviata la causa di canonizzazione, la cui fase diocesana si è conclusa nel 2013. Luisa Guidotti Mistrali E’ stata dichiarata venerabile.
Perché la toponomastica cittadina – come hanno già fatto le vicine Modena e Carpi – non ricorda questa coraggiosa donna, che come medico ha aiutato ogni ammalato senza distinzione alcuna? È stata una vera “martire”– termine che significa: testimone – del Vangelo e dell’amore di Cristo.
Giovedì 4 luglio nel Museo diocesano è stato presentato il romanzo di Rita Coruzzi “Luisa e la sua Africa”, con prefazione di mons. Giacomo Morandi, che ha dettato la prefazione del volume, edito da Artestampa. Introdotti dall’arch. Angelo Dallasta, l’autrice e l’arcivescovo hanno evidenziato le peculiarità di questa coraggiosa, esemplare e decisa donna, che ha voluto esercitare la professione di medico missionario in un paese africano dilaniato dalla guerra civile, contraddistinta da una profonda fede, dal sorriso, dalla capacità di accogliere ogni persona e da grande competenza.
Giuseppe Adriano Rossi