Le drammatiche immagini dell’esondazione del torrente Crostolo, per la rottura dell’argine, nel territorio reggiano hanno richiamato alla mente la tremenda alluvione del Polesine che nel 1951 colpì anche vari comuni della nostra provincia.
Tra coloro che si distinsero nell’opera di soccorso e assistenza va ricordato certamente il cappuccino padre Guglielmo Sghedoni da Corlo (28 luglio 1918 – 19 maggio 2014).
Generoso, e provvidenziale fu il suo intervento nel 1951 in occasione dell’alluvione del Po a Gualtieri.
Il 15 novembre padre Guglielmo, allora direttore dello Studio teologico dei Cappuccini di Reggio e stimato professore di dogmatica, avuta notizia del disastro, sospese immediatamente le lezioni e con numerosi studenti teologici, scelti fra i più robusti, si recò sull’argine del grande fiume tra Boretto e Gualtieri per prestare assistenza. Allora erano una quarantina gli allievi teologi.
Tra i soccorritori fu il futuro padre Aldo Bergamaschi, che sempre ricordava quella drammatica esperienza e soprattutto la vicinanza ai poveri e a chi aveva perso tutto. Rimase per mesi nelle zone alluvionate.
Un altro studente di teologia che partì con padre Guglielmo fu frate Umile Ferrari, al secolo Roberto, nativo di Quara di Toano, a lungo, poi, missionario cappuccio in Turchia.
Per disposizione del Questore fu affidata la distribuzione di vivere, indumenti, coperte e altri generi di prima necessità ai Cappuccini che sul posto avevano allestito un apposito ufficio.
La foto – che pubblichiamo – ritrae i Cappuccini reggiani in saio, corona del rosario e cordone, in piedi su una zattera impugnare energicamente i remi, intenti a soccorrere le popolazioni. Il Vescovo di Guastalla li definì “eroici religiosi”.
Giuseppe Adriano Rossi