Esattamente settant’anni or sono, il 24 novembre 1954 – festa del patrono San Prospero – il vescovo Beniamino Socche inaugurava il nuovo Seminario urbano edificato in viale Timavo.

Il presule dava così piena attuazione al progetto da lui delineato nella memorabile “ispirata omelia” – come la definì il Bollettino Diocesano del giungo 1946 – pronunciata nel pontificale celebrato in piazza del Duomo per il suo ingresso in diocesi il 12 maggio 1946.

Mons. Socche affermò: “Voi sapete che una grande impresa ci sta sommamente a cuore e da compiersi subito con la più stringente urgenza: il Seminario Diocesano in Città; ne abbiamo bisogno e non possiamo farne a meno; abbiamo già deciso di metterci all’opera perché Reggio abbia il suo grande Seminario quale si conviene ad una grande Diocesi”. Inoltre il presule annunciava l’inizio dei lavori per la costruzione della chiesa votiva di Regina Pacis nell’immediata periferia cittadina.

Il progetto del moderno edificio fu firmato dall’arch. Enea Manfredini e i lavori furono affidati all’impresa Benassi Pierino di Castellarano.

Si trattò di uno sforzo immane sotto il profilo finanziario che coinvolse sacerdoti e fedeli, ma nel giro di pochissimi anni la costruzione era conclusa. Infatti in occasione della festa di San Prospero, il 24 novembre 1954 – anno mariano – il vescovo Beniamino poteva procedere all’inaugurazione dell’edificio alla presenza del cardinale Giacomo Lercaro, dei presuli della regione, delle autorità.

Lo stemma episcopale del vescovo Socche campeggia sulla facciata dell’edificio. Il 2 gennaio 1967 il vescovo Gilberto Baroni fece incidere sul marmo dell’atrio un riconoscente ricordo del predecessore.

Da allora il Seminario – voluto tenacemente dal vescovo Socche – ha curato la formazione di centinaia di sacerdoti sotto la guida di docenti di altissimo spessore – alcuni dei quali elevati alla porpora cardinalizia e alla dignità episcopale.

Inoltre è stato sede di incontri, conferenze, corsi di formazione, assemblee di Azione Cattolica – a cui il vescovo Socche non mancava.

Ora il grande edificio di viale Timavo 93 è avviato ad una nuova destinazione, quella di sede universitaria, pur mantenendo ancora in un’ala la presenza dei seminaristi; ma resta pur sempre un centro di formazione in particolare per chi vuole dedicarsi all’impegnativo campo dell’educazione delle nuove generazioni.

Perché allora, una volta finiti i lavori, non intitolarlo a mons. Beniamino Socche che ne è stato l’artefice e perpetuare così la memoria di un vescovo che in tempi difficilissimi sotto tutti i profili – la guerra era appena finita – volle e realizzò con grande coraggio e tenacia questa importante struttura?

Giuseppe Adriano Rossi