Parte la raccolta firme per portare al voto i cittadini e le cittadine italiane nel 2025 su quattro quesiti referendari proposti dalla Cgil per cambiare norme riguardanti i licenziamenti, i tempi determinati e gli appalti, che hanno impoverito il lavoro e hanno reso i lavoratori meno tutelati. Insieme all’iniziativa referendaria la Cgil porterà avanti anche delle proposte di legge: azioni combinate per arginare le numerose riforme che stanno togliendo tutele e per promuovere nuovi diritti quali il salario minimo e la democrazia partecipata nei luoghi di lavoro.
Liberare il lavoro quindi come obiettivo finale partendo, simbolicamente – oggi più che mai – dalla data del 25 Aprile, giorno in cui il Segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, presente a Casa Cervi apporrà le prime quattro firme che daranno il via ufficialmente alla campagna referendaria.
Nei prossimi tre mesi anche la Cgil reggiana sarà quindi impegnata in una massiccia campagna di raccolta firme su tutto il territorio su temi specifici riassunti nei quattro quesiti proposti.
L’obiettivo provinciale è quello di raccogliere 27mila firme attraverso banchetti diffusi in tutti i comuni, dalle piazze alle aziende e, da quest’anno, anche attraverso la raccolta firma digitale.
Il referendum proposto dalla Cgil è di tipo abrogativo, come prevede la Costituzione all’articolo 75, cioè chiede di eliminare leggi o parti di esse, ed è uno strumento di esercizio della sovranità popolare: i cittadini esprimono direttamente la loro volontà al momento del voto, dichiarando semplicemente “sì” oppure “no” all’abrogazione.
Saranno domande dirette su punti nodali, puntando alla più ampia comprensione e condivisione possibile. Vediamoli:
1. CANCELLARE IL JOBS ACT – TORNARE ALL’ARTICOLO 18 PER TUTTI Il decreto che si vuole abrogare è quello che ha escluso la possibilità per il lavoratore di essere reintegrato in caso di licenziamento illegittimo: ha diritto solo a un indennizzo che viene stabilito esclusivamente in base agli anni di servizio nell’azienda (elemento peraltro dichiarato incostituzionale dalla Consulta).
Il cosiddetto contratto a tutele crescenti ha dunque precarizzato il lavoro e tolto tutele al lavoratore: chiunque assunto dopo il 2015 (quindi per lo più i giovani), o chi ha cambiato lavoro successivamente, ha diritto a un mero risarcimento economico qualora un giudice stabilisca che un eventuale licenziamento sia stato immotivato.
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2. CANCELLARE IL TETTO MASSIMO ALL’INDENNIZZO IN CASO DI LICENZIAMENTO ILLEGITTIMO NELLE AZIENDE PICCOLE E MEDIE
Con il secondo quesito siamo nell’ambito delle aziende al di sotto dei 15 dipendenti. Piccole e medie. Se un lavoratore viene licenziato, va dal giudice e dimostra che il suo è stato un licenziamento illegittimo, la legge (604 del 1966) prevede la riassunzione o l’indennizzo. Il referendum della Cgil chiede di abrogare le norma che mette un tetto massimo all’indennizzo che è di 6 mensilità, maggiorabile dal giudice fino a 10 mensilità per il lavoratore con anzianità superiore a 10 anni, e fino a 14 per quello con più di vent’anni. Alzare il tetto massimo può essere un deterrente ai licenziamenti illegittimi.
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3. CANCELLARE L’ABUSO DEL CONTRATTO A TERMINE
Il terzo quesito riguarda il contratto a termine e vuole intervenire sulle norme che ne hanno liberalizzato l’uso da parte delle aziende, fino al ricorso dilagante che se ne fa: basti dire che secondo l’Istat sono 3 milioni gli occupati a termine in Italia e sono impiegati in tutti i settori, nel privato come nel pubblico. Con il referendum si vuole abrogare le norma che consente di stipulare contratti a temine anche senza alcun motivo visto che, per definizione, un’azienda dovrebbe stipulare contratti a termine perché ha esigenze temporanee da soddisfare: sostituzioni maternità, picchi produttivi, stagionalità e così via. Oggi invece le imprese possono attivare per un anno, in forza di legge, questi contratti senza alcuna ragione verificabile e, trascorso l’anno senza vincoli di conferma.
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4. CANCELLARE LA DERESPONSABILIZZAZIONE DELLE AZIENDE COMMITTENTI NEL CICLO DEGLI APPALTI
Per il quarto quesito siamo nel campo degli appalti e in particolare della sicurezza negli appalti. Oggi se un’azienda dà in appalto un’attività ad un’altra e questa ad un’altra ancora, i committenti non sono responsabili in solido in caso di infortunio o di malattia professionale del lavoratore. Questo vuol dire che il lavoratore non può chiedere nessun risarcimento del danno alle imprese committenti. Il quesito vuole cancellare la norma che esclude questa responsabilità.
L’effetto della cancellazione sarebbe quello di rafforzare e ampliare la sicurezza sul lavoro, arginando la piaga degli infortuni mortali e di spingere i committenti a selezionare appaltatori adeguati.
“Si apre per la Cgil una fase di grande mobilitazione sul territorio che ci vedrà protagonisti nelle aziende, nelle piazze e per le strade con la nostra raccolta firme – sottolinea Cristian Sesena, Segretario generale della Camera del Lavoro di Reggio Emilia – Al centro c’è la nostra ferma volontà di cambiare concretamente le regole del gioco, nel lavoro e quindi nella società, ridando dignità ai lavoratori e protagonismo ai cittadini. Vogliamo modificare un sistema di leggi che negli ultimi 20 anni ha lentamente trasformato il nostro mercato del lavoro in un far west in cui si lavora e si è poveri comunque. Invitiamo tutti, ma proprio tutti, a partire dai giovani, a firmare e a dire basta con la precarietà per legge”.
I primi banchetti dove sarà possibile firmare saranno allestiti il 25 Aprile.
– Reggio Emilia in Piazza Martiri del 7 Luglio dalle ore 10:00 alle ore 12:00
–Gattatico CASA CERVI dalle ore 10:00 alle ore 18:00
– Correggio Parco della Memoria dalle ore 14:30 alle 18:30
– Castelnovo Monti in Via Roma dalle ore 10:00 alle 11:30
– Rubiera Piazza Gramsci dalle ore 09:00 alle 12:00