Dalla pallacanestro femminile al volley, fino al sub… Roberto Vecchi è un personaggio eclettico nel mondo sportivo reggiano: Presidente della Polisportiva Tricolore (ndr, comprende Basket Tricolore, Scuba Tricolore e Volley Tricolore), riesce ad essere eccellente istruttore e dirigente di tre sport differenti, e allo stesso tempo a trasmetterne la valenza formativa e sociale.L’intervista a Roberto Vecchi rappresenta un focus sul Sub, un sport che si svolge interamente sott’acqua, ma che può permettere emozioni immense, fino alla sensazione di “volare nell’acqua” per un non vedente, o di un mondo privo di barriere e disabilità per un tetraplegico.
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Roberto quando e come è nata la sua passione per il sub?
E’ nata per caso. Eravamo in Egitto a Sharm el Sheikh nel mese di luglio: il caldo ha voluto che mi buttassi in piscina a provare a fare subacquea. La prima esperienza è stata un po’ disastrosa perchè avevo difficoltà a respirare con l’erogatore, ma poi ho ingranato bene e sono 22 anni che faccio subacquea senza mai fermarmi.
Lei è da sempre a Reggio Emilia un dirigente sportivo per la pallacanestro femminile: ci sono elementi di quella passione che ha trasferito nel sub?
Con le subacquea, diversamente rispetto alla pallacanestro, non si vince né si perde. La cosa positiva che ho portato nella subacquea, è quella di creare gruppo: andare a fare immersioni con tanta gente è molto emozionante, oltretutto, più si è, più ci si diverte e più si è sicuri.
Che emozioni si provano quando ci si trova a diversi metri sott’acqua?
Tutti da bambini avevano il sogno di fare gli astronauti: andare sott’acqua è un po’ come fare l’astronauta, anziché nel cielo, voli sott’acqua. Poi, quando si incontrano diversi tipi di pesci o relitti che sono la mia passione, penso sia un’emozione più unica che rara.
Dopo quanto tempo è possibile fare una prima immersione in mare?
I corsi sono divisi in diverse specialità. Una persona che vuole fare questo sport ha minimo cinque lezioni in piscina e poi si va al mare, ma con noi della Scuba Tricolore se una persona non si sente pronta ad immergersi in mare, facciamo anche più lezioni in piscina.
Da Presidente di Polisportiva Tricolore, ha deciso di coinvolgere anche nell’avventura SUB chi versa in condizioni di disabilità.
Nella Scuba Tricolore non ci sono disabili, ma persone “diversamente abili”. Abbiamo brevettato due ragazzi non vedenti, una persona tetraplegica e un ragazzo down. Proprio in questo periodo stiamo brevettando un altro ragazzo tetraplegico. Non le nascondo che quando si va sott’acqua con loro la lacrima è facile.
Perchè?
Perchè vedi che possono muoversi in acqua come non possono farlo fuori dall’acqua dove hanno la carrozzina o altre problematiche. Inoltre quando vedi i loro occhi che brillano quando guardano i pesci e le varie cose che si incontrano è davvero commovente.
Cosa dicono i diversamente abili terminata un’immersione?
Specialmente i non vedenti provano la sensazione unica di “volare nell’acqua”, mentre per i tetraplegici che sono in carrozzina, pensare di nuotare senza alcun ausilio di supporto è una cosa che li rende molto felici.
Quanto può dare uno sport così particolare?
Non dà né vittorie, né sconfitte. Ti insegna a rispettare le regole e a fare ciò che ti hanno insegnato nella massima sicurezza. Penso sia anche un insegnamento di vita.
La subacquea è uno sport impegnativo…insegna da solo?
Innanzitutto va detto che la subacquea non bisogna mai farla da sola e nella Scuba Tricolore non ci sono solo io come istruttore. Ho la fortuna di avere al mio fianco Arianna Barchielli e Filippo Marino che sono due istruttori Nad e Hsa Italia come il sottoscritto.
Qual è stata la cosa che l’ha più emozionata?
Di cose emozionanti sott’acqua ce ne sono tantissime. Quella che mi piace di più ricordare è quando vado sui relitti: pensare alla storia del relitto che è stato affondato, ciò che hanno vissuto il capitano, i marinai e la gente che c’era sopra… poterci entrare e vedere tutto il ferro arrugginito e pieno di vita marina, penso che sia un’emozione unica.
Marina Bortolani