Con la bella stagione, il turismo torna a rappresentare un’opportunità concreta per le piccole città e i territori “di mezzo” e il dibattito pubblico cresce e acquista maggiore consapevolezza. I costi elevati delle mete internazionali e delle grandi capitali spingono molti viaggiatori a cercare destinazioni accessibili, autentiche, solo apparentemente secondarie.

Mentre città come Parma e Modena registrano un aumento visibile delle presenze, Reggio Emilia continua a restare indietro: la città si svuota, la provincia fatica a valorizzarsi e manca una strategia turistica chiara e strutturata. Abbiamo letto dei risultati in conseguenza ad esempio del passaggio della tappa del giro d’Italia, che è stato un momento “straordinario” di grande promozione del territorio e di questo dobbiamo essere soddisfatti.

I dati più recenti confermano una ripresa ma incompleta e non stabile: le presenze restano sotto i livelli del 2019, spesso confuse con quelle d’affari o di una sola notte per un concerto, le aree appenniniche crescono rispetto al periodo pandemico ma non tornano ai numeri pre-Covid. Il centro storico, nonostante sforzi sporadici, non riesce ad attrarre un turismo stabile e strutturato, dopo troppi anni di scelte sbagliate a cui non può essere posto rimedio in poco tempo.

Se pensiamo di accogliere i visitatori tra vetrine chiuse, petardi, schiamazzi notturni, aree di insicurezza e degrado urbano, il turismo resterà solo un’ambizione. Negli anni si è parlato molto: idee, progetti, tavoli istituzionali… ma quasi nulla è diventato realtà. L’ipotesi di un tavolo provinciale per il turismo, emersa dal dibattito, non si è mai concretizzata. Un’altra occasione persa a cui occorre porre rimedio.

La stazione AV Mediopadana, struttura iconica e potenziale porta d’accesso al territorio, continua a essere trattata come un’attrazione culturale saltuaria, utile solo per grandi eventi. Mancano servizi essenziali: autonoleggi in loco, un punto di promozione turistica e assistenza, uno spazio dedicato ai prodotti tipici. Solo recentemente sono arrivati i parcheggi, dopo anni di colpevoli ritardi. Ancora una volta, manca una visione strategica e continuativa.

Un limite strutturale rispetto a Parma e Modena è evidente: loro possono contare su un patrimonio storico immediatamente riconoscibile. Reggio Emilia no. Negarlo per orgoglio è inutile. Ma questa assenza può diventare una sfida, un’opportunità per costruire una nuova identità turistica: fondata sulla contemporaneità, sull’arte pubblica e privata, sulla gastronomia sostenibile, sulla qualità ambientale,  sull’Appennino e i cammini.

Abbiamo risorse importanti ma poco o per nulla integrate: il Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano, ad esempio, è una risorsa ambientale strategica molto importante, ancora poco accessibile per carenza di infrastrutture, trasporti, servizi e promozione. Matilde di Canossa, figura storica medievale importante e di rilievo internazionale, è oggi trascurata e dimenticata. Questi due asset potrebbero diventare un marchio turistico e promozionale per i prodotti alimentari tipici e artigianali del territorio, creando sinergia tra turismo e attività produttive.

Anche gli investimenti sulla sentieristica e il turismo lento sono incoraggianti ma parziali: mancano coordinamento, promozione, servizi digitali, continuità. C’è fermento, ma non sistema.

È quindi il momento di fare una scelta: vogliamo o no che Reggio Emilia abbia un ruolo nel turismo del presente? Serve uno strumento operativo stabile, efficiente sovra comunale, che metta insieme pubblico e privato. Una fondazione per lo sviluppo turistico territoriale, autonoma, tecnica e competente, capace di progettare, coordinare, intercettare risorse, formare competenze, dare continuità.

Reggio Emilia ha potenzialità vere. Ma ancora non ha deciso cosa vuole essere. Non servono altri convegni, ma una decisione. La più importante: capire se siamo disposti a lavorare insieme, con competenza, generosità, umiltà e l’ambizione necessaria per crescere. Basta con il provincialismo, è il momento di ragionare in grande e adeguarsi allo spazio tempo in cui viviamo.

Il turismo non sarà la salvezza, ma può essere una leva economica e sociale importante. Se ci crediamo davvero.

Azione è pronta a fare la propria parte. Avanti!

Claudio Guidetti – Presidente regionale ER e Segretario provinciale Azione