Giovanni Tarquini

“Ho già avuto modo di commentare la vicenda Signorini e di esprimere così il pensiero di chi ama i principi fondamentali del nostro ordinamento e dello stato di diritto in cui abbiamo ancora il privilegio di vivere, e tra questi uno dei più importanti che è quello sancito dall’art. 27 della Costituzione, vale a dire la presunzione di non colpevolezza fino a sentenza definitiva di condanna. Fatta questa premessa, è contro il nostro ordinamento, oltre che inaccettabile sotto il profilo umano, dare per certi e assodati fatti che vengono riportati in capi di imputazione provvisori o, ancora peggio, che provengono da fughe di notizie riguardanti indagini preliminari in corso, coperte dal segreto e che devono rimanere tali fino alla celebrazione del processo.

Appare chiaro allora che se si inquadra su queste basi la vicenda Signorini, come dovrebbero o avrebbero dovuto essere inquadrare tante altre vicende giudiziarie su cui si è acceso il riflettore dell’Informazione, non si può dire con tono critico o accusatorio che la campagna elettorale in corso non se ne occupa o che le dimissioni di Signorini non sono solo un fatto personale.

Se crediamo nei principi del nostro ordinamento e se li vogliamo rispettare tutti, a partire da chi fa informazione, non posso che ribadire che prima della conclusione di un processo vero e proprio (i comunicati stampa delle Procure non lo sono) non è possibile formulare alcun giudizio e tantomeno si può trarre alcuna conclusione.

Possiamo solo dire che siccome Iren è società partecipata anche dal Comune di Reggio Emilia, l’amministrazione locale ha il dovere di verificare capacità, competenze e serietà di chi viene nominato come amministratore. E se questo o altri amministratori risulteranno aver commesso reati dovranno ovviamente essere sostituiti.

Nel frattempo, è la società che deve mettere in atto un piano di tutela che porti alle scelte più opportune per il bene della stessa. Gli altri, giornalisti compresi, devono solo osservare da fuori, nel rispetto del diritto e delle persone”.

Giovanni Tarquini