A Reggio Emilia sembra essersi consolidata una regola non scritta: i progetti più ambiziosi, pubblici o privati che siano, non arrivano mai al traguardo.

Due casi recenti – il naufragio del Polo della Moda di Max Mara e lo stallo del progetto Casa Biancorossa della Pallacanestro Reggiana – fotografano un’amministrazione comunale che proclama visioni, senza riuscire a tradurle in realtà.

Con Casa Biancorossa si passa in un baleno dalla Cittadella dello Sport alla resa. Infatti, a dicembre 2023 viene svelato, con entusiasmo, il progetto Casa Biancorossa e il cronoprogramma era chiaro: bonifiche entro l’estate 2024, lavori subito dopo e inaugurazione prevista nel 2026. Arriviamo ad agosto 2025. Tutto si ferma.

Pallacanestro Reggiana comunica la sospensione dell’iniziativa: i costi sarebbero raddoppiati e le condizioni economiche non più sostenibili per una società di basket.

Il sindaco Massari cerca di tenere vivo il progetto, parlando di “soluzioni alternative” e mediazioni, ma di fatto la Casa Biancorossa è al palo.

Poco più di un mese fa è stata la volta del Polo della Moda, con il gran rifiuto di Max Mara. Un colpo al cuore che arriva a fine giugno, quando Max Mara annuncia il suo ritiro dal programma, appena approvato dal Consiglio comunale come intervento “strategico”. La motivazione è che non ci sarebbe un clima idoneo attorno al progetto. In altre parole, un contesto politico incapace di garantire serenità e stabilità a un’operazione di tale portata.

In questa drammatica sequenza di fallimenti c’è un filo rosso che rivela fragilità politica e mancanza di visione. Non si tratta di semplici incidenti di percorso. Qui parliamo di due investimenti privati, distinti per settore e dimensioni, entrambi giudicati centrali per il futuro della città.

Due occasioni in cui l’amministrazione avrebbe dovuto esercitare un ruolo di facilitatore, garante e acceleratore, non solo di spettatore. Il problema non è soltanto “perdere” un progetto, ma il messaggio che passa agli investitori e alla cittadinanza: Reggio non è in grado di trattenere ciò che di buono si propone.

E quando il sindaco si affretta a precisare che la responsabilità è “dei privati” e che “l’ente pubblico non può essere ritenuto colpevole di un passo indietro”, dimentica che la politica è anche costruire le condizioni affinché i privati non facciano quel passo indietro. Reggio Emilia è stata a lungo raccontata come città laboratorio di innovazione urbana, capace di mettere insieme pubblico e privato in progetti di alto profilo.

Oggi, però, tra ex Reggiane e Mancasale, la sensazione è opposta: un cantiere delle buone intenzioni, ma un cantiere fermo, dove i lavori non iniziano mai. Qui non è in discussione solo il colore politico, ma la stessa capacità amministrativa. Servono visione chiara, affidabilità, capacità di esecuzione, tempi certi. Serve la volontà di costruire ponti invece di assistere alla loro demolizione. Reggio non deve diventare la città delle occasioni mancate, deve cambiare passo, e anche in fretta.

Avv. Matteo Marchesini –

Lista Civica per Reggio Emilia – Associazione Reggio Civica