Nel 2025, la TARI aumenterà nuovamente a Reggio Emilia, una delle città con la tassa sui rifiuti già tra le più alte dell’Emilia. Una decisione difficile da giustificare, soprattutto in un contesto economico segnato da inflazione, stagnazione e crescenti difficoltà per famiglie e imprese.
La motivazione ufficiale? L’adeguamento alle linee guida ARERA. Tuttavia, Iren – che gestisce il servizio rifiuti – continua a registrare utili record, distribuendo dividendi elevati, stipendi generosi e premi consistenti ai propri manager, ottime sponsorizzazioni ad iniziative mirate, mentre si espande in altri settori. Nel 2024 l’utile netto ha superato i 268 milioni di euro, con un EBITDA al 21%.
Sorge quindi una domanda legittima: se Iren è economicamente in salute, perché aumentare ancora le tariffe? Il confronto con Parma e Piacenza – anch’esse servite da Iren ma con una TARI più contenuta – rende la scelta ancora meno comprensibile. Non è questo il momento per aumenti evitabili ai cittadini e imprese a tutela degli utili aziendali di IREN.
L’incremento non è legato a un miglioramento del servizio erogato, ma sembra derivare da costi generici e poco trasparenti. Si inserisce inoltre in un contesto più ampio di rincari – come quello recente dei ticket sanitari regionali – che non paiono destinati a rafforzare realmente la sanità pubblica come sarebbe giusto, ma piuttosto a colmare i maggiori disavanzi lasciati da una gestione passata del debito sanitario regionale.

Questa situazione contrasta con gli impegni assunti dalle forze di centrosinistra che si sono candidata lo scorso anno alla guida di Comune e Regione e si somma alla mancanza di una strategia economica ed industriale nazionale da parte del governo centrale di destra della premier Giorgia Meloni, che sta arrecando danni economi e sociali significativi al Paese. Il potere d’acquisto delle famiglie è sempre più ridotto e i costi a carico delle imprese sono pesantemente lievitati. In politica e amministrazione come nelle imprese, occorrerebbe una visione di medio-lungo periodo ed esperienze e competenze amministrative più solide, che purtroppo non riscontriamo in decisioni come questa.
Il nodo centrale resta il rapporto tra IREN e gli Enti pubblici soci: gli stessi Comuni che incassano i dividendi partecipano alla definizione delle tariffe, configurando un evidente conflitto d’interessi. In questo scenario, servirebbe maggiore attenzione all’equità sociale e meno automatismi nel trasferire i costi sulle spalle dei cittadini.
Azione Reggio Emilia NON condivide questa decisione, giudicandola incoerente con gli impegni elettorali assunti e soprattutto perché inopportuna e dannosa per famiglie e attività produttive. È legittimo domandarsi: davvero non c’erano alternative? Per noi, sì.
Ing. Gabriele Schenetti, Responsabile provinciale area imprese e lavoro Azione
Claudio Guidetti, Presidente regionale ER e Segretario provinciale Azione