Il Bosco di Ospizio è oggi teatro di un paradosso: il ”salvataggio” di alcuni animali abitanti del bosco, su richiesta di Conad è un’operazione che conferisce un volto umano ad un progetto che, nei fatti, distrugge la vita che si finge di proteggere.
Un vero e proprio manuale di greenwashing: ricci messi “in salvo” , mentre si prepara la spianata dell’intero loro habitat per sostituirlo con cemento e rendita immobiliare.
Il recupero degli animali, avvenuto grazie al lavoro di alcune associazioni e della polizia provinciale, dimostra un fatto innegabile: il bosco di Ospizio non è un luogo degradato o una discarica per topi, come certa propaganda ha cercato di raccontare nell’ultimo anno. I fatti dimostrano che quest’area verde grande 51mila metri quadrati è un ecosistema vivo e prezioso, un equilibrio di relazioni, piante, suolo, acqua e specie viventi. Spezzandolo, la comunità umana perderebbe un bene comune, un polmone verde e un presidio di salute in una città già soffocata dall’inquinamento.
Chi governa la città e chi pensa solo ai profitti cerca di dividere le lotte, ma quella ambientale e quella sociale non sono due questioni parallele, sono la stessa battaglia.
E proprio per questo svuotare il bosco dei suoi abitanti senza un’opposizione netta alla sua cementificazione rischia di diventare – anche involontariamente – solo un favore a chi vuole distruggerlo.
Progettando di radere al suolo il Bosco di Ospizio, Conad non sta solo aggredendo l’ambiente: sta applicando lo stesso modello che sfratta le persone, licenzia lavoratrici e lavoratori e trasforma ogni spazio in merce. E come sempre, mentre gli attivisti che fermano le ruspe vengono denunciati, chi devasta resta impunito. E’ ciò che succede quando la politica è piegata agli interessi dei colossi privati e si ritrova a tutelare proprietà e profitto, piuttosto che la vita e il bene della collettività.
Noi siamo da sempre al fianco di chi ha il coraggio di mettersi in mezzo quando la ruspa arriva.
Non basta salvare i ricci: bisogna salvare il bosco.
E per farlo serve organizzarsi, resistere e pretendere che il diritto alla vita – umana e non umana – venga prima degli interessi di pochi privati.
Potere al Popolo – Reggio Emilia e Provincia