Prendo parola con piacere per entrare nel dibattito aperto a Reggio ed in tutta Italia dall’azione della cosiddetta banda “Robin Hood” che denuncia la distorsione del mercato immobiliare dovuto al fenomeno dell’affitto breve turistico. Bene che se ne parli, sempre più professionisti, famiglie ed in generale lavoratori soffrono nelle città della mancanza di accesso al bene casa. Reggio non è Firenze o Roma, il flusso turistico nella nostra città non è paragonabile, ma non per questo esente dal fenomeno degli affittacamere e delle locazioni brevi turistiche.
Ad oggi non esistono leggi che permettono ai Comuni di porre un tetto, e la situazione è drammatica, chi vuole lavorare a Reggio e trasferirsi in città non trova casa in affitto, solo camere singole con prezzi da rapina. Il fenomeno segnalato in principio da cittadini con background migratorio e studenti ora si è generalizzato creando un mal funzionamento della città. Molti proprietari, infatti, oggi offrono al mercato non più appartamenti interi ma stanze, aumentando a dismisura i guadagni.
Voglio rispondere ad Annamaria Terenziani di Confedilizia precisando alcuni aspetti che meritano un approfondimento. Il ritorno economico sul territorio dell’affitto breve non va di certo alle migliaia di famiglie in stress abitativo, costrette a vivere in case piccole, sovraffollate e care. È bene ricordare che la casa è un diritto fondamentale ancor prima di essere un bene economico.
Per quanto riguarda il turismo e la questione dell’affitto breve sarebbe interessante aprire un dibattito con chi in questo ambito ci lavora. Affittare una camera per un concerto alla RCF Arena a prezzi esorbitanti non aiuta di certo a permettere l’accesso alla cultura da parte di ragazze e ragazzi e non ne traggono sicuramente giovamento gli altri ambiti del turismo locale. Ricordo che a Reggio Emilia c’è chi occupandosi di turismo ha deciso di non aumentare i prezzi di alloggio in occasione degli aventi alla RCF Arena.
Terenziani punta il dito sul settore pubblico, investendolo di un ruolo che purtroppo non ha più da quando a livello nazionale si è legiferato per dare ai proprietari privati ampie libertà speculative. L’edilizia pubblica deve certamente fare il suo, potenziando e ripristinando l’offerta Erp ed Ers, ma non dimentichiamoci del continuo definanziamento a livello statale degli enti locali in materia di edilizia pubblica.
In Italia manca da anni un piano Marshall per l’abitare, il risultato è sotto gli occhi di tutti, intere città in cui l’urbanistica si sta definendo secondo i parametri di business delle piattaforme per l’affitto breve. Aziende multinazionali che con le loro politiche stanno svuotando i centri storici delle città dai propri abitanti. Terenziani dice che il fenomeno interessa marginalmente la nostra città, che sicuramente non è oggi paragonabile ad altre in Italia, ma invito a fare un giro sulle piattaforme più note per rendersi conto di un fenomeno esteso ed in continua crescita. Occorre per cui limitare anche a livello locale il fenomeno degli affittacamere e dell’affitto breve turistico e tassare maggiormente le piattaforme online.
Per quanto riguarda le famiglie sfrattate che permangono negli immobili, il sindacato dei proprietari potrebbe contribuire affinché i proprietari mettano a disposizione le loro abitazioni all’agenzia per la casa Acer (ente che come più volte ho dichiarato deve essere valorizzato e potenziato) che prevede garanzie per i proprietari degli immobili e affitti calmierati per gli inquilini.