Buonasera a tutte e tutti,

è quasi paradossale, in questo momento storico, dover rispondere ad una richiesta delle destre reggiane in merito al conferimento del Primo Tricolore a Francesca Albanese, relatrice speciale per le Nazioni Unite sui territorio occupati palestinesi.

Senza vergogna, senza pudore, ridurre questa iniziativa ad fatto di soldi: è la stessa operazione di delegittimazione intentata contro Roberto Saviano, sotto scorta da anni per le sue denunce contro le mafie.

Il consigliere Paglialonga ha parlato di imperativo morale e politico non assegnare il primo Tricolore. Io ho una morale e valori del tutto opposti ai suoi, caro consigliere: ritengo sia un dovere etico, morale, umano denunciare quello che sta accadendo a Gaza e in Palestina e a richiamare l’attenzione di chi può e deve fare qualcosa di più ma continua a tacere, come il nostro governo, che in sede europea o di ONU o vota contro o si astiene su ogni azione a favore del popolo palestinese e dello stop al massacro.

Invece di interrogarci su come fermare la guerra, promuovere la pace, affermare i diritti di palestinesi e ebrei la destra reggiana attacca una iniziativa e una relatrice che rappresenta l’ONU e difende il giusto diritto alla vita del popolo di Gaza. In questa sala non abbiamo sentito la voce della destra contro il massacro di Gaza, né ordini del giorno in Consiglio; diteci se siete per fermare Netanyau o per  realizzare la folle idea della Riviera Trumpiana.

La presenza della giurista italiana a Reggio Emilia rappresenta una occasione importante di conoscenza, di confronto, di dibattito su un tema su cui non possiamo girarci dall’altra parte e far finta di niente.

I reggiani questo l’hanno capito benissimo, tanto che i biglietti per il teatro Valli sono andati esauriti in due minuti.

Come si fa ad affermare, consigliere Migale, che le questioni internazionali non hanno nessuna importanza per i cittadini reggiani: la vicenda di Gaza ha scosso tutte le coscienze, ci ha gettato in una profonda angoscia; il mondo sta cambiando rapidamente con importanti ripercussioni anche sulle nostre vite, e non dobbiamo occuparci di questo?

Mi scusino i consiglieri, anche se pleonastico mi occorre ricordare la biografia di Francesca Albanese ma tocca , dal momento che la richiesta presentata pare ignorarla.

Il 1º maggio 2022 Francesca Albanese è stata nominata Relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati per un mandato di tre anni, succedendo al canadese Michael Lynk; è la seconda persona italiana dopo Giorgio Giacomelli – nonché la prima donna – a ricoprire questo ruolo.

Prima aveva lavorato per un decennio come esperta di diritti umani per le Nazioni Unite, tra cui l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani e l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi nel Vicino Oriente. Durante questo periodo, ha anche fornito consulenza ai governi nazionali e ai protagonisti della società civile in Medio Oriente, Nordafrica e Pacifico sui diritti umani, sulla loro attuazione e sulle norme, in particolare per quanto riguarda i gruppi vulnerabili come rifugiati e migranti. Ha lavorato come docente a contratto di diritto internazionale presso importanti università e partecipa a conferenze come esperta del conflitto israelo-palestinese.

La nostra amministrazione pensa che chi non riconosce il ruolo di Francesca Albanese semplicemente non conosca il suo lavoro o non abbia capito quanto le sue denunce – proprio da relatrice speciale ONU – siano importanti.

Di sicuro lo sa il governo americano, invece, tanto da sanzionare la Albanese che oggi non può nemmeno disporre di un conto corrente o di una carta di credito, finita nella lista nera Ofac per aver denunciato i rapporti di molte aziende americane con il governo di Israele.

Riporto una dichiarazione della segretaria generale di Amnesty International Agnes Callamard:

«Si tratta di un attacco spudorato ai principi fondamentali della giustizia internazionale. I relatori speciali non sono nominati per compiacere i governi o per essere popolari, ma per adempiere al loro mandato. Il mandato di Francesca Albanese consiste nel difendere i diritti umani e il diritto internazionale, cosa essenziale in un momento in cui è in gioco la stessa sopravvivenza della popolazione palestinese nella Striscia di Gaza occupata.»

«Dopo le recenti sanzioni contro la Corte penale internazionale, le misure annunciate da Rubio si inseriscono nella continuità dell’offensiva condotta dall’amministrazione Trump contro il diritto internazionale e dei suoi sforzi per sottrarre a tutti i costi il governo israeliano da qualsiasi forma di responsabilità. Sono le ultime di una serie di misure adottate dall’amministrazione Trump per intimidire e mettere a tacere coloro che osano difendere i diritti umani dei palestinesi.»

Prosegue Callamard: «Invece di attaccare la relatrice speciale e minare ulteriormente l’ordine basato sulle regole, il governo statunitense dovrebbe impegnarsi a porre fine al suo sostegno incondizionato a Israele, che gli consente di godere di totale impunità per i crimini commessi nei Territori palestinesi occupati.»

Questo non ha fermato la Albanese dal raccontare, con numeri e prove, quanto sta accadendo a Gaza, richiamando alla responsabilità i governi occidentali e utilizzando senza paura l’espressione “genocidio”.

A tal proposito ricordo quello che ha detto lo scrittore David Grossman. “Per anni ho rifiutato di utilizzare questa parola: “genocidio”. Ma adesso non posso trattenermi dall’usarla….. io voglio parlare come un essere umano che è nato dentro questo conflitto e ha avuto l’intera esistenza devastata dall’Occupazione e dalla guerra…E ora, con immenso dolore e con il cuore spezzato, devo constatare che sta accadendo di fronte ai miei occhi. Genocidio”.

In questo contesto, migliaia di morti, un’operazione militare a senso unico, per quanto avvenuta a seguito di un vile e disumano attentato terroristico, migliaia di famiglie e bambini che muoiono di stenti, privati del cibo e dell’acqua, riteniamo che ognuno sia chiamato a fare la sua parte. Ad alzare la voce.

Non c’è niente di ideologico e, fortunatamente, non siamo i soli a farlo. Si tratta di impegno, di responsabilità e, non da ultimo, di far sentire la voce unita della nostra comunità.

Non dimentichiamo che Reggio ha una storia lunghissima fatta di solidarietà internazionale. Ricorrono proprio quest’anno i 50 anni del patto di amicizia col Mozambico, senza dimenticare il Vietnam o il Sudafrica…

Oltre alle tante cittadinanze onorarie che moltissime città stanno attribuendo alla Albanese, c’è un fatto di grande valore simbolico, che mi piace ricordare.

Il sindaco di Bari Vito Leccese ha infatti consegnato le chiavi della città a Francesca Albanese.

Mi sento di condividere alcune sue parole.

“Non c’è più spazio per silenzi, tentennamenti, omissioni e mistificazioni: tutti siamo chiamati a condividere la responsabilità morale di fermare il massacro dei civili inermi, riportare la pace in Palestina e garantire finalmente al suo popolo il diritto alla vita e al futuro. La Città di Bari, che fonda la propria identità sui valori nicolaiani di accoglienza e pace e che ha già espresso la propria solidarietà al popolo palestinese, abbraccia idealmente Francesca Albanese e, con lei, tutte le donne e gli uomini che operano per la pace e la convivenza pacifica tra i popoli”.

Reggio farà lo stesso, con convinzione e senza afflati ideologici. Con la convinzione di voler riaffermare – attraverso un riconoscimento così importante – la supremazia dei valori costituzionali, nati dalla Resistenza, e del diritto internazionale.

Lo dico chiaramente. Francesca Albanese non ha MAI “difeso” Hamas, ha ricordato che la realtà non si riduce mai a un solo fotogramma. Dire infatti che Hamas ha avuto un ruolo amministrativo e sociale non significa giustificarne la violenza, ma semplicemente riconoscere un dato storico.

Dice Francesca Albanese in un’intervista: “Ho condannato Hamas, ho detto più volte che ha commesso crimini efferati. Poi, ho spiegato che c’è un contesto che non si può ignorare. Non significa giustificare”.

Ancora una volta, il valore della verità contro la speculazione politica, contro la facile lettura di fenomeni complessi.

Ricordo che nel 2018 il primo ministro israeliano Nethanyau, contro il parere di alcuni ministri, ha difeso il trasferimento di milioni di dollari ad Hamas per la gestione di Gaza, per contrastare l’ANP al governo in Cisgiordania. L’attuale ministro Smotrich nel 2015 dichiarò Hamas un vantaggio e Abu Mazen, presidente ONP, un peso. Senza contare le inchieste in corso sulle responsabilità della IDF e del governo israeliano per la incapacità di prevenire e contrastare il vile massacro del 7 ottobre.

Ancora più surreali sono le accuse di antisemitismo.

L’obiettivo primario è metterla a tacere e minare il suo mandato come relatrice principale delle Nazioni Unite sulle violazioni israeliane dei diritti umani e del diritto internazionale.

Proviamo anche qui a leggere le sue parole: “C’è questa cosa tristissima e gravissima: accusare di antisemitismo qualsiasi essere umano che provi a divulgare conoscenza, fatti e norme. Ma, attenti, l’antisemitismo esiste ancora ed è pericolosissimo, così come l’omofobia e ogni altra forma di razzismo e di discriminazione. E oggi c’è un’altra forma di razzismo che spesso non viene identificata: il razzismo antipalestinese. Va denunciato anche quello”.

Ricordiamo poi che ci sono due articoli della nostra Costituzione, consecutivi, che potrebbero rispondere bene alle richieste di quale legame vi sia tra il tricolore e Francesca Albanese, oltre a quelli già citati.

Sono l’articolo 11 – che sancisce il ripudio alla guerra – e l’articolo 12, che ricorda quale sia la bandiera nazionale. Sono due temi indissolubili e legati tra loro, tanto da essere consecutivi.

La Repubblica Italiana esiste nella misura in cui rifiuta la guerra come soluzione delle controversie, la Repubblica Italiana sceglie la pace e il Tricolore è ben rappresentato da chi, con coraggio e competenza, si oppone a guerre e massacri, scegliendo la strada della verità, a favore dei diritti umani. Fin dalle sue origini il tricolore è simbolo di libertà e di lotta per l’indipendenza del popolo italiano.

Ecco perché siamo e resteremo convinti che quella di Francesca Albanese per il Primo Tricolore sia una scelta non solo congrua ma URGENTE E NECESSARIA.

Per il suo impegno nella difesa dei diritti umani e del diritto internazionale, svolto con rigore, coraggio ed integrità nelle sedi più alte della diplomazia mondiale.

Ha dato voce, nell’esercizio del ruolo di relatrice speciale ONU sui territori palestinesi occupati, a un popolo oppresso e vittima di genocidio, promuovendo i valori di giustizia, dignità e legalità internazionale, in coerenza con i principi fondanti della Repubblica Italiana.

Il suo lavoro onora il tricolore italiano, incarnando l’articolo 11 della nostra Costituzione: l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.

Concludo citando un passaggio della omelia che il Vescovo di Napoli, Domenico Battaglia, ha pronunciato, pieno di commozione, in occasione delle celebrazioni di San Gennaro.

“Il grido dei poveri e degli ultimi, il sangue dei bambini e il pianto delle loro madri, dice ai potenti di questa terra, alle istituzioni di questa nostra unione, alla Knesset, ai governi, ad ogni comando militare: fermate la spirale! Cercate giustizia prima dei confini, diritti prima dei recinti, dignità prima dei calcoli. Non si costruisce pace con check-point e interruzioni di vita, ma con diritto eguale, sicurezza reciproca, misericordia politica”.

Da Reggio Emilia, da tutta Italia, dobbiamo stare dalla parte della pace, della giustizia, della verità.

Dalla parte di David Grossman, di don Battaglia, della Global Sumud Flotilla, di Francesca Albanese.

Marco Massari

Sindaco di Reggio Emilia