“Quando la politica sceglie di non scegliere, la scuola pubblica paga il conto. È quello che è accaduto a Reggio Emilia, dove la Commissione Provinciale sul dimensionamento scolastico ha deciso di non combattere contro una pessima norma, apparecchiando il tavolo per il grande taglio del commissario ad acta”.

Così Ciro Fiore, segretario generale aggiunto di Cisl Scuola Emilia Centrale, torna ad intervenire sul fronte, caldissimo, della legge nazionale che ha imposto l’eliminazione di tanti Istituti, 15 dei quali in Emilia-Romagna.

La Regione Campania è già andata al Tar, vincendo. La stessa scelta che si apprestano a fare altre Province lungo lo stivale.

“24 ore prima della scadenza dei termini, Provincia e Comune fanno sapere che sono contro gli accorpamenti. Diciamo: bene. Ma bisogna essere conseguenti. Non basta dire a parole che si difende la scuola pubblica. Venga subito ritirato e buttato nel cestino il documento che ci hanno presentato il 27 ottobre, nel quale erano indicati da Provincia e Comune i bersagli del taglio: gli Istituti Pertini 1 e 2 e i Centri provinciali per l’Istruzione degli Adulti. Certo, ci hanno detto che fatta la mappa, questa non sarebbe stata deliberata ma solo consegnata al Commissario. E’ stato un piccolo gioco di leve e specchi, Reggio non ha alzato la testa e intende far ricadere la responsabilità dei tagli sul Commissario”, attacca Fiore, il cui sindacato ha votato un secco no a tutto il piano.

UN’INGIUSTIZIA EVIDENTE

Fiore è a dir poco furibondo. “Reggio già nel 2000 ha anticipato la riforma, razionalizzando per prima in regione: stop alle Direzioni didattiche, avanti con gli Istituti Comprensivi. In altre realtà come Cesena, Parma, Modena e Rimini, le direzioni didattiche, che dovevano essere eliminate dal 1998, esistono ancora e nessuno le tocca. E noi che facciamo? Veniamo penalizzati, restando zitti di fronte a un’ingiustizia evidente”.

GLI ISTITUTI PERTINI

Nel piano provinciale spicca il caso degli Istituti Pertini 1 (in via Terrachini) e 2 (via Torricelli). Per evitare un macropolo ingestibile si procederà comunque all’unificazione dei due Istituti: si arriverà a 1.800 studenti, ben oltre il tetto di 1.200, e il polo unificato dovrà cedere ad altri Istituti la direzione della primaria e della secondaria. Questo comporterà la perdita del posto per circa 16 persone tra docenti precari (per effetto dell’unificazione delle cattedre), assistenti e collaboratori scolastici. “Sono tagli mascherati da efficienza: il conto lo pagano sempre i più deboli”, insiste Fiore.

IL CASO (BRUTTO) DEI CPIA

La ferita più profonda riguarda i Centri provinciali per l’Istruzione degli Adulti (Cpia). Uno è in via Verdi a Reggio, l’altro a Correggio. Fino ad ora hanno coordinato 33 sedi in tutta la provincia: 2.500 frequentanti e 1.800 persone in lista d’attesa. Adulti, stranieri, persone fragili che cercano alfabetizzazione, titolo di studio, reinserimento sociale. Il piano prevede di dimezzare i dirigenti. Salterà quello di Correggio, resterà quello di Reggio, lasciato solo con la missione impossibile di governare un’utenza vastissima, dalla montagna alla Bassa, riducendo presenza nei territori, prossimità con i corsisti e possibilità di aprire nuovi punti formativi. “Si taglia dove è più facile farlo e dove c’è meno voce per opporsi: adulti, stranieri, persone fragili. Come se la loro scuola valesse di meno. È impossibile garantire qualità e inclusione con una struttura così schiacciata”.

VIA AGLI INCONTRI COI LAVORATORI

La scuola non può permettersi l’indifferenza. Dietro ogni istituto ci sono persone, non numeri; dietro ogni accorpamento c’è un pezzo di comunità che scompare, dietro ogni rinuncia un futuro che si impoverisce. Per questo Cisl Scuola incontrerà subito le lavoratrici e i lavoratori per spiegare cosa sta avvenendo e ciò che altri potevano evitare. “La scuola non si difende col silenzio, ma con consapevolezza e partecipazione”, chiosa Fiore