Sede di Unindustria Reggio Emilia

Gli Industriali reggiani concentrano l’attenzione sull’incertezza che “sta fortemente condizionando l’economia europea, e che trova conferma nell’evoluzione negativa della produzione industriale, sia a livello complessivo che nei singoli settori. Nel terzo trimestre 2024, infatti, l’attività produttiva ha registrato un calo del 14% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente – commenta il Direttore Generale Vanes Fontana, che aggiunge – A condizionare l’attività produttiva sono stati, in particolar modo, l’evoluzione negativa della domanda dei consumi e degli investimenti, nonché la frenata dell’export, storico punto di forza dell’industria provinciale. Non hanno aiutato i ritardi nell’emanazione dei provvedimenti attuativi del Piano Industria 5.0, che destina oltre 6,3 miliardi di euro del PNRR con l’obiettivo di incentivare la transizione energetica delle aziende. Tale ritardo, infatti, ha obbligato le aziende a rinviare le scelte di investimento in attesa di avere un quadro della regolamentazione chiaro e certo”.

Unindustria Reggio Emilia aggiunge: “Anche i risultati dell’indagine condotta dal nostro Ufficio Studi sul sentiment degli imprenditori reggiani confermano il proseguimento della difficile fase che sta vivendo il tessuto produttivo locale fortemente caratterizzato dal settore dell’automotive e della meccanica agricola.

Al momento la situazione non trova conforto nemmeno negli indicatori previsivi che, nel breve periodo, permango negativi e non vedono nei primi mesi del 2025 un significativo cambiamento.

Sulle attese delle imprese, infatti, persistono fattori di forte criticità e volatilità dei mercati pesantemente condizionati dai conflitti ancora in corso nonché dalle nuove tensioni geopolitiche, rendendo così più difficoltosa l’attività delle imprese.

Questo andamento si inserisce in un contesto economico nazionale e internazionale complesso: l’economia globale mostra una crescita lenta e disomogenea, con l’industria in difficoltà e i servizi in rallentamento.

Una situazione generalizzata a livello europeo e che causa la debolezza industriale crescente di diversi partner commerciali storici della nostra provincia, primi fra tutti la Germania e la Francia.

Le aziende dovranno affrontare sfide significative e percepiscono come rischi importanti per il loro futuro temi come le interruzioni della catena di fornitura, nuovi shock economici e carenza di manodopera qualificata.

Accanto al mancato traino delle esportazioni, incide la debolezza della domanda interna. La riduzione della ricchezza finanziaria delle famiglie, abbinata a un quadro di grande incertezza potrebbe accentuare la già cresciuta prudenza nella spesa.

Oltre a politiche di sostegno agli investimenti in innovazione e a supporto dell’internazionalizzazione, si rende necessario supportare anche la componente interna della domanda rendendo permanente il taglio del cuneo fiscale”.

I dati

Vanes Fontana, Direttore Generale Unindustria Reggio Emilia

Guardando nel dettaglio i dati, nel periodo gennaio-giugno le esportazioni complessive hanno registrato una contrazione, in termini monetari, dell’7,7% rispetto all’analogo semestre dell’anno precedente, un risultato determinato principalmente dal calo dei flussi diretti verso i mercati della UE (-8,1%) a fronte del -7% dei paesi extra UE.

Il peggioramento osservato ha riguardato in modo diffuso quasi tutti i principali comparti dell’industria reggiana: moda (-8,3%), gomma e materie plastiche (-9,5%), ceramica (-7%), prodotti in metallo (-9,3%), apparecchiatura elettriche (-9,1%), macchine ed apparecchiature meccaniche (-11,4%).

Nel primo semestre l’export provinciale si è ridotto in misura più marcata verso il Regno Unito (-21,5%), Francia (-12,6%), Germania (-6,4%) e Cina (-17,3%). In terreno positivo solamente gli USA (+3,3%) e la Turchia (+3,5%).

Nel terzo trimestre, il livello del portafoglio ordini non solo si è confermato negativo, ma ha evidenziato un peggioramento. A fine settembre, infatti, le imprese che hanno dichiarato un peggioramento in questo campo sono state il 68,8% e solo il 6,3% ha segnalato un aumento.

Nel periodo gennaio-agosto, il numero di ore di Cassa Integrazione Guadagni autorizzate per gli addetti dell’industria reggiana sono state pari a circa 5,9 milioni, con un aumento del 135,5% rispetto all’analogo periodo del 2023.

Nell’ambito delle tipologie d’intervento, l’incremento è stato determinato sia dalla richiesta per la CIG ordinaria (+169,8%), sia dalla CIG straordinaria (+135,5%).

Riguardo al forte incremento di richieste di ricorso alla Cassa Integrazione, va precisato che storicamente l’utilizzo effettivo delle ore autorizzate dall’INPS si è sempre rivelato inferiore al previsto.