Il fantomatico rinnovo dei dirigenti del Comune?  I fedelissimi delle passate amministrazioni sono tutti rimasti al loro posto. E parliamo delle persone che sono spesso presenti anche alle iniziative politiche e elettorali dell’attuale amministrazione.

Il gruppo di Coalizione Civica Reggio Emilia fa notare come la sbandierata rivoluzione nei vertici della macchina amministrativa del Comune di Reggio Emilia assomiglia in realtà all’eterna massima del Gattopardo: che tutto cambi, perché nulla cambi.

Lo avevamo fatto presente parlando del grande movimento di dipendenti nell’ente, quando abbiamo parlato dei tanti incarichi fiduciari e dei dirigenti, all’epoca a tempo determinato.
Lo ribadiamo ora, con la nomina di tredici nuovi dirigenti. A Reggio Emilia vi sono delle figure che a quanto pare sono intoccabili, parte integrante del sistema di potere e di governo reggiano. Lo sono da decenni e sono, guarda caso, i dirigenti che non sono stati toccati dalle novità. Pensiamo ai soliti noti, Nicoletta Levi, Lorenza Benedetti, Paolo Gandolfi, Lorena Belli, Massimo Magnani e Germana Corradini.

Le novità non scalfiscono mai questo gruppo, tutto ampiamente retribuito. Come è giusto che sia, visto l’importanza del loro ruolo, ma abbiamo già fatto notare come oltre ai compensi base vi siano, anno dopo anno, dei ricchi bonus di merito e di risultato. E questi risultati non ci sembrano così brillanti.

In più, aggiungiamo, sono figure tecniche che però sono parte attiva del sistema di potere politico di Reggio e dintorni. Spesso li vediamo a eventi elettorali e a eventi politici a fianco degli amministratori pubblici. Ogni persona ha il diritto di avere e esprimere le proprie idee, ci mancherebbe anche, un minimo di attenzione però sarebbe forse apprezzabile? O forse, la presenza serve a ribadire la posizione. Massimo Magnani, il cugino dell’ex sindaco Delrio, è da vent’anni responsabile dell’Area Programmazione Territoriale e Progetti Speciali L’ex assessore Paolo Gandolfi ha fatto il dirigente, è entrato in giunta, è andato in Parlamento ed è tornato al suo posto, in pratica. Che tutto cambi, perché nulla cambi.